Karl Marx (1818 – 1883) è stato uno dei pensatori che più hanno influenzato la cultura dell’ottocento e di buona parte del novecento. Le sue analisi, elaborate assieme a Friedrich Engels (1820 – 1895), sono state concretizzate in due volumi che hanno marcato la storia: Manifesto del Partito Comunista (1848) e Il capitale (1867).
Il regista haitiano Raoul Peck, con alle spalle una lunga carriera di documentarista e autore televisivo, ha accettato la sfida, quasi impossibile, di portare sul grande schermo questo gigante dello studio dell’economia. Vero è che Il giovane Karl Marx affronta solo una parte della biografia dello scrittore e politico (gli anni attorno alla metà del diciannovesimo secolo e all’esplosione della Comune e il governo socialista che diresse Parigi dal 18 al 28 maggio 1871) quando il filosofo, appena 26 enne, incontra Friedrich Engels, che, nonostante provenga da una ricca famiglia di industriali, simpatizza con le idee rivoluzionarie. È un’epoca segnata da forti tensioni sociali (durissime condizioni nelle fabbriche, miseria diffusa, lavoro minorile) e da un florilegio di pensatori che spaziavano dai quasi mistici che predicavano la comunione fra il pensiero religioso e la filosofia rivoluzionaria, sino agli anarchici che sostengono l’uccisione dei sovrani e la ricerca di una società senza gerarchie. Il film affronta questo periodo turbolento più con la preoccupazione di semplificare ed illustrare le posizioni dei vari personaggi che non con quella di andare a fondo delle diverse ipotesi sul tappeto o disegnare in dettaglio il quadro dell’epoca. In definitiva un buon prodotto televisivo, ma un film modesto, ottimo per un pubblico sensibile alle schematizzazioni dei telefilm e diffidente nei confronti di una reale analisi di un momento storico e di personaggi la cui influenza ha attraversato i secoli