Dopo l'esordio con Emma sono io (2002), che affrontava il tema della disabilità intellettuale di una donna affetta da sindrome bipolare, Francesco Falaschi torna ad occuparsi di disagi mentali, in questo caso della sindrome di Asperger, frequentemente confusa con l'autismo di cui ha delle caratteristiche esteriori ma dal quale si differenzia per il diverso impatto sul malato.
L’idea è interessante e la parte iniziale sembra portare verso un film non troppo convenzionale in cui si riesce a parlare di diversità senza pietismo o raccontandolo in maniera grottesca. Purtroppo, dopo meno di mezz’ora cambia il registro ma, soprattutto, la sceneggiatura sembra avere sparato tutte le poche cartucce che aveva. Diventa un racconto più che convenzionale, un percorso a due che mai riesce a essere coinvolgente emotivamente, ripetitivo e incapace di fare conoscere meglio i problemi delle persone che soffrono di questa malattia. La figura dello chef, un violento a tre stelle Michelin che ha perso tutto per vari sbagli che lo hanno portato anche in carcere, è bella, tradizionale: è un cuoco vero che odia i suoi illustri colleghi, quelli che invece di cucinare fanno gli showman. Anche il suo allievo è intransigente, ha un palato assoluto, ama cucinare più di qualsiasi altra cosa ed è proprio quest’ultimo, interpretato con notevole bravura da Luigi Fedele, che primeggia su tutti gli altri. Nonostante la giovane età, il ventenne attore pisano ha un’esperienza teatrale e cinematografica di oltre dieci anni. Si era fatto notare come protagonista - nel ruolo di padre adolescente – nel riuscito Piuma (2016) diretto da Roan Johnson. Qui ha studiato la sintomatologia, i comportamenti, i problemi di contatto con gli altri donando un personaggio intenso, credibile, coinvolgente. Bene, ma senza lode, anche Vinicio Marchioni a cui la sceneggiatura ha imposto una figura apparentemente negativa che usa fin troppe parolacce e volgarità. Assolutamente fuori ruolo Valeria Solarino poco credibile psicologa e ancor meno convincente nel ruolo di donna che si innamora del cuoco. Alessandro Haber, il maestro dello chef, è perfetto e con poche scene riesce a delineare una figura di riferimento. Il film parte con molte promesse e si trasforma ben presto in una decorosa commedia che non riesce a creare empatia col pubblico. Uno chef talentuoso, che con il suo ristorante aveva conquista tre stelle Michelin, è finito in carcere per rissa e viene indirizzato ai servizi sociali col compito di tenere un corso di cucina in un centro che ospita ragazzi autistici. Qui lavora una volenterosa psicologa che cerca di inserire nel mondo del lavoro i suoi ragazzi. Incontra un giovane affetto dalla sindrome di Asperger che ha grande passione e predisposizione per la cucina. L’improbabile amicizia tra i due aiuterà entrambi a cambiare e a divenire migliori.