Santiago del Cile, ai giorni nostri. Orlando e Marina vivono il loro amore nell’appartamento di lui, un industriale tessile. Una notte l’uomo si sente male, lei lo porta all’ospedale, ma non c’è più niente da fare e il suo amante spira quasi tra le sue braccia. A questo punto la tragedia si colora di tinte cupe in quanto Marina è un transgender e per amore verso di lei l’uomo ha rotto con la moglie, il figlio e la famiglia.
Tutti, allora, si fanno avanti, imponendo a Marina di non partecipare alle esequie, restituire l’auto e lasciare subito libero l’appartamento in cui ha vissuto sino a quel momento. In Una donna perfetta il cileno Sebastian Lelio affronta uno dei temi più drammatici della nostra società: la discriminazione e l’ostracismo che colpiscono i diversi. Orlando e Marina, sin che si limitavano a vivere la loro storia lontano da occhi indiscreti, erano quasi tollerati, ma non appena la loro relazione diventa o potrebbe diventare di dominio pubblico ecco che i pregiudizi, gli interessi, le discriminazioni esplodono e lanciano i loro strali contro l’anello debole della copia: un maschio che ha deciso di diventare donna e, come tale, ha amato e assistito il suo compagno anche nei momenti più difficili. Si tenta persino di accusarla, maldestramente, di essere la responsabile della morte del compagno, di aver avuto con lui una lite che ne ha causato o agevolato la morte. In questo la denuncia, più generosa che cinematograficamente innovativa, diventa un punto di forza su cui fa leva il lavoro di un regista forse più civilmente impegnato che inventivo. Un punto di merito va a Daniela Vega, un’attrice che è una vera transgender, oltre che un’apprezzata cantante lirica, che dà volto e corpo a Marina misurando orrore, rabbia e tristezza. Questo ci porta a collocare il film fra quelli politicamente rilevanti anche se meno innovativi dal punto di vista narrativo di quanto è lecito aspettarsi. Per la cronaca il film ha ottenuto l’Orso d’argento per la migliore sceneggiatura al festival di Berlino 2017 e il Premio Oscar 2018 quale miglior opera in lingua non inglese.