Lo scorso anno il festival di Cannes ha presentato, fuori concorso, D’après une histoire vraie (Da una storia vera) in cui Roman Polanski riannoda alcuni dei fili già segnalati nella sua produzione: l’incubo (Repulsione - Répulsion -1965), il mistero (Rosemary’s Baby, 1968), la sostituzione di persona (L'inquilino del terzo piano - Le locataire - 1976) e la creazione artistica (L'uomo nell'ombra - The Ghost Writer, 2010).
Il film esce ora sugli schermi italiani con il titolo Quello che non so di lei e racconta di un’autrice di successo che incontra un’altra donna che riesce a intrufolarsi nella sua vita sino a condizionarla profondamente. Questa inquietante presenza sfuma sino al punto che, quando la scrittrice è ritrovata moribonda in un fosso di campagna, per lei c’è materia per un nuovo libro di successo desunto appunto, da una storia vera. Il regista lascia allo spettatore il dubbio se si sia trattato di una vicenda reale o di un sogno, in ogni caso la fantasia si è trasferita sulla pagina scritta e commuoverà migliaia di lettori. Il film ricorre a temi che quest’autore ha già affrontato, in molti casi con risultati meglio definiti, ma offre una maestria narrativa e una pulizia d’esposizione che appartengono veramente al grande cinema. Stupisce, ma sino ad un certo punto, trovare nella sceneggiatura il nome, oltre a quello del regista, di Olivier Assayas un altro cineasta i cui ultimi film svelavano una propensione al mistero che qui riceve l’imprimatur e la raffinatezza di una grande aurore.