Da uno dei personaggi meno noti realizzato da Stan Lee (95 anni portati con grinta) e Jack Kirby, dopo oltre 4 anni di gestazione appare sugli schermi questo film tanto osannato dalla critica statunitense – probabilmente per il suo contenuto innegabilmente politico – quanto poco gradito altrove.
Black Panther è il primo supereroe di discendenza africana nei fumetti americani a grande diffusione – qualcosa negli indipendenti era già stato pensato – ed è stato proposto come personaggio marginale in Fantastici Quattro del luglio 1966. Ha fatto numerose apparizioni in programmi televisivi, film d'animazione e videogiochi. Nel film Captain America: Civil War (2016) Il personaggio era interpretato, in live action, da Chadwick Boseman, attore californiano quarantenne attivo soprattutto in televisione. A lui è stata confermata la fiducia ma, non fosse per i begli effetti speciali, probabilmente non si noterebbe nemmeno. A dirigere è stato chiamato il trentunenne talentuoso Ryan Coogler che al suo terzo film firma una regia sconfortante. Se si pensa all’ottima opera prima Prossima fermata Fruitvale Station (Fruitvale Station, 2013), seguito dall’accettabile Creed - Nato per combattere (Creed, 2015) con Sylvester Stallone, dopo questo mediocre Black Panther (prima avventura cinematografica in solitaria di questo personaggio su cui la Walt Disney punta molto) ci si domanda se questo regista riuscirà ad uscire da questa crisi autoriale per firmare qualcosa di interessante. Questa fiaba con personaggi che conoscono – alcuni ci vivono – gli Stati Uniti odierni e che sviluppano i loro scontri in mezzo alla foresta africana in un Paese che, dietro un’esteriorità bucolica nasconde tecnologie avanzatissime legate allo sfruttamento di un minerale chiamato vibranio, a tratti appare ridicola. Oltretutto, nulla si dice sugli scienziati o chi ha creato un mondo magico – il protagonista lo definisce l’Eldorado che nessuno ha mai pensato fosse in Africa – in cui si guariscono moribondi utilizzando sia la scienza che tecniche di magia, ci sono palazzi splendidi degni di geniali architetti, tecnologie di trasporto all’avanguardia: e nessuno nel mondo si è mai accorto di questa realtà. Quello che conta, è il desiderio del nuovo Monarca di aiutare i fratelli neri in giro per il mondo con portando avanti una cifra politica assai qualunquista. Stan Lee come sempre ha un cammeo: qui in un casinò sposta le fiche vinte da Martin Freeman e lasciate vicino alla roulette. Sicuramente più convincente lui che tanti altri interpreti del film. È un action movie con molti combattimenti di notevole lunghezza in cui si ammira la bravura dei creatori di effetti speciali, ma dove gli attori sono solo marionette che si muovono a comando. Il regista è irriconoscibile: pur avendo scritto in parte la sceneggiatura, non riesce a trarne momenti interessanti limitandosi a fare da coreografo a questo ballo di immagini ridondanti. T'Challa, principe ereditario, torna nella sua isolata e tecnologicamente avanzatissima Wakanda dopo la morte del padre per succedergli al trono. Tuttavia quando un vecchio e potente nemico farà ritorno, il suo ruolo come sovrano e la sua identità come Black Panther saranno messe alla prova. Finirà coinvolto in un tremendo conflitto che metterà a rischio il destino di Wakanda e di tutto il mondo.
