Carlo Verdone ed il produttore Aurelio De Laurentiis, forse consci di una certa stanchezza nella vena creativa, hanno deciso di affidarsi per la sceneggiatura ai due pluripremiati autori dello script di Carlo Verdone ed il produttore Aurelio De Laurentiis, forse consci di una certa stanchezza nella vena creativa, hanno deciso di affidarsi per la sceneggiatura ai due pluripremiati autori dello script di Lo Chiamavano Jeeg Robot (2015) di Gabriele Mainetti scritto da Nicola Guaglianone e “Menotti” (alias Roberto Marchionni), che è stato un autentico caso cinematografico nel mondo del cinema italiano.
Non solo, come principale interprete femminile è stata scelta la trentaduenne Ilenia Pastorelli, personaggio principale di quel film con il quale ha vinto il David quale migliore attrice protagonista. La sensazione che si ha non è molto positiva, sembra di assistere al solito film di Verdone un po’ sbilanciato proprio a causa dell'intervento degli sceneggiatori e dell'interprete. Melanconico più che mai, il protagonista è un uomo che ha superato la mezza età e si ritrova a far i conti con una vita che lui non ha voluto ma subìto, con un negozio di articoli sacri che gestisce dopo la morte del padre ma con il desiderio di correre per le strade un moto e vivere in maniera esagerata. È sempre un fallito, una persona che avrebbe tutto per essere felice ma che deve combattere con un mondo che gli va stretto e che subisce senza difendersi. Non è un cattolico fervente ma un serio membro della media borghesia romana, che, grazie ai contatti con i vertici del Vaticano, vive in una posizione di quasi prestigio. È assieme da 25 anni con la moglie che rispetta e ama senza trasporto, è un padre assente, impegnato solo nel non deludere il Clero. Cambiano i lavori tipici del cinema di Verdone e, marginalmente le situazioni che rendono invivibile la sua vita. Sostanzialmente è un buon regista con alle spalle anche un’ottima preparazione tecnica, è un attore affidabile – anche se ripetitivo – in grado di coinvolgere il pubblico che spesso ride proprio per le sue disgrazie ed è uno sceneggiatore che sa scrivere. Forse, se si prendesse un anno sabatico e si dedicasse solo alla regia, potrebbe tentare di disintossicarsi dal suo essere sempre uguale. Ilenia Pastorelli è adatta al personaggio di borgatara, anche se certi passaggi della sceneggiatura non l’aiutano, gli altri sono costretti all’interno di ruoli mal definiti e poco interessanti. Sicuramente il film otterrà un forte riscontro al box office, ma difficilmente convincerà il pubblico più attento. Il proprietario di un negozio di articoli religiosi e alta moda per vescovi e cardinali sta festeggiando i 25 anni di matrimonio. Tutto andrebbe bene se la moglie non gli confessasse di avere un altro, anzi, un’altra. La sua preoccupazione è che in Vaticano si venga a sapere della cosa, ma è molto teso anche per il fatto che la compagna della donna è la sua commessa che abbandona il lavoro. Tanti colloqui, la scelta su di una suora laica che sarà libera solo dopo un mese e l’arrivo di una ragazza di borgata che, per un insieme di cose, viene assunta per coprire quei trenta giorni. Da quel giorno niente sarà più come prima: la ragazza lo iscrive a Lovit, la App più hot del momento, e l’uomo, single allo sbaraglio, scoprirà il sorprendente mondo degli appuntamenti al buio. Grazie a lei, troverà l’amore: non virtuale, ma vero.