Il nipote sedicenne del magnate del petrolio Jean Paul Getty è stato rapito, nell’estate 1973 da una scheggia dell’’ndrangheta mentre passeggiava di notte per Roma. Nonostante le pressioni di sua madre, il nonno, un facoltoso industriale del petrolio noto per essere l'uomo più ricco e più avido del mondo, rifiutò a lungo di pagare il riscatto di 17 milioni di dollari.
Per Tutti i soldi del mondo Ridley Scott ha preso spunto da questo dramma e ne fa un film sostanzialmente incentrato sulle figure della madre del rapito e su quella del vecchio milionario. Ci riesce introducendo nella vicenda un addetto alla sicurezza, incaricato dal ricco d’intavolare una trattativa con i malviventi. Dove il regista fallisce alla grande è nel tratteggio di un’epoca in cui la crisi del petrolio e l’affermazione dell’OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries) a tutela degli interessi dei produttori di greggio s’intrecciavano con le azioni della Brigate Rosse. Basterebbero le poche sequenze dedicate ai terroristi italiani a far fuggire dalla sala gli spettatori meno ingenui. Questo per dire che siamo in presenza di un prodotto hollywoodiano nel pieno senso del termine e non a un approccio a mesi a un tempo complessi e tormentati. Non a caso le parti più avventurose sono quelle che meglio tratteggiano l’essenza del dramma, mentre il contorno - rapitori calabresi inclusi – appare di pura e greve fantasia. Una fantasia che non ha paura di mettere in campo i peggiori stereotipi con cui gli anglosassoni guardano al nostro paese, visto come un baraccone in cui s’intrecciano brutte rappresentazioni melodrammatiche e personaggi che oscillano fra la farsa e la macchietta. Se si fa ammenda di questi aspetti, ci si dimentica dell’ipocrisia dei produttori, fra cui lo stesso Ridley Scott, che hanno sostituito Kevin Spacey con il bravissimo Christopher Plummer a causa del suo coinvolgimento nello scandalo degli abusi sessuali, e si prende il film come un qualsiasi action movie, allora è anche possibile apprezzarlo per ciò che è senza chiedergli quanto non può, non sa e non ha alcuna intenzione di dare: un quadro preciso e ragionato di quel periodo storico.