Il musical è un genere che ha dato al cinema ottimi titoli, tanto da entrare meritatamente nella storia dello spettacolo anche se da molti anni manca la proposta di prodotti classici in cui potere assaporare le atmosfere che hanno fatto grande, ad esempio, My Fair Lady (1964) di George Cukor.
Con un impegno produttivo non da poco, finalmente si è avuto il coraggio di realizzare un grande spettacolo a base di splendide musiche e di ottime coreografie degne di un’opera che potrebbe essere stata creata cinquant’anni orsono e che, invece, vede la luce oggi. E’ come se – effetti speciali a parte – non si fosse tenuto conto di una certa evoluzione del genere. Un regista debuttante, un testo che non è stato rodato a Broadway, un costo di produzione elevato, l’incertezza sulla risposta del pubblico al box office. In lavorazione dal 2009, il film è stato annunciato nel 2011, con Michael Gracey alla regia e Hugh Jackman nei panni di P. T. Barnum. Nell'ottobre 2013 Bill Condon - sceneggiatore premio Oscar ma anche regista di buoni film quali La bella e la bestia (Beauty and the Beast, 2017) e Mr. Holmes - Il mistero del caso irrisolto (Mr. Holmes, 2015) e Il quinto potere (The Fifth Estate, 2013) tutti di Bill Condon - è stato chiamato per riscrivere quanto inizialmente pensato da Jenny Bicks, specializzata in produzioni televisive con l’animazione Rio 2 - Missione Amazzonia (Rio 2, 2014) di Carlos Saldanha, unico titolo noto da lei sceneggiato per il cinema. La sua conoscenza del musical è stata basilare, e ha permesso al regista, che aveva esperienze solo nel mondo degli effetti speciali, di disporre di buone basi su cui lavorare. The Greatest Showman è divertente ma con un substrato drammatico ben sviluppato, ha brani e balletti costruiti in maniera perfetta, scenografie molto curate e scene di massa perfettamente girate. Alcune ingenuità ci sono, in certi momenti il regista è più impegnato alla messa in scena che non a raccontare la storia, ma tutto è giustificabile per un debuttante che si è trovato a gestire un prodotto in cui collaborano centinaia di persone. Pur essendo tutti gli interpreti particolarmente bravi, un plauso particolare va a Hugh Jackman che sfrutta al massimo la sua poliedricità – è attore, cantante, polistrumentista, ballerino – in grado di spaziare da Logan - The Wolverine (Logan, 2017) di James Mangold a Les Misérables (2012) di Tom Hooper, senza dimenticare Scoop (2006) di Woody Allen. In poche parole è da oltre venti anni interprete di film sempre interessanti. Questo film è un musical che fa capire come sia nato il business dell'intrattenimento – prima di Barnum praticamente non esisteva - e racconta dei sogni che possono divenire realtà, della diversità che non solo può essere accettata ma, se bene indirizzata, è la base del successo. A questo si aggiunge la love story tra il geniale business man e la donna che lo ha aiutato a divenire un mito.