Dal 23 al 27 luglio 1967 le strade di Detroit furono teatro di una delle più vaste e cruente rivolte razziali, 43 morti e 1.189 feriti, mai avvenute negli Stati Uniti. I riferimenti precedenti vanno ai disordini di New York, scoppiati tra l’11 e il 16 luglio 1863 causa la legge sulla coscrizione obbligatoria, e a quelli di Los Angeles. esplosi tra il 29 aprile e il 4 maggio 1992 innescati dalle immagini del pestaggio, da parte di agenti il 3 marzo 1991, del tassista di colore Rodney King che non si era fermato all'ordine di una pattuglia della polizia.
Anche in questo caso i quattro poliziotti coinvolti vennero incriminati, ma prosciolti dal tribunale il 29 aprile 1992. Kathryn Bigelow e lo sceneggiatore Mark Boal si sono ispirati a questa ribellione per un film, Detroit, che focalizza uno degli episodi più significativi di questa battaglia: il sequestro e le violenze inflitte a un gruppo di giovani neri e a due ragazze bianche all'interno del Motel Algiers. È stato un caso di brutalità da parte della polizia (con il fiancheggiamento di alcuni militari) che sfociò in un processo contro tre agenti che furono assolti con una sentenza che pesa ancora sulla coscienza dell'America di colore. Regista e sceneggiatore, alla terza collaborazione dopo The Hurt Locker (2008) e Zero Dark Thirty (2012), puntano sui momenti più drammatici della storia, vale a dire sulla detenzione e le angherie inflitte dagli uomini in divisa ai prigionieri catturati nell’albergo da cui gli agenti sospettavano siano stati sparati alcuni colpi d’arma da fuoco. La scelta registica interrompe la precisa ricostruzione delle origini, l’irruzione delle forze dell’ordine in un bar in cui si smerciano illegalmente alcoolici, e degli sviluppi degli scontri svoltando verso un film di terrore individuale quasi avulso dal clima politico e sociale che ha reso possibili le violenze. È uno squilibrio di non poco conto, ma che non compromette in maniera irreparabile il bilancio di un film tesso, interessante ed emozionante.