Beppe Fenoglio (1922 – 1963) è stato uno degli intellettuali più impegnati e rappresentativi del dopoguerra italiano. Partigiano, scrittore, traduttore e drammaturgo ha rappresentato una delle voci più nobili della nostra cultura. La parte più alta della sua produzione letteraria, Una questione privata e Il partigiano Johnny, riguarda la parte finale della sua vita, tanto che per anni si pensò che entrambi questi titoli fossero riferiti a testi incompiuti.
Sicuramente non finito era il secondo, rinvenuto in due versioni fra le carte dello scrittore e pubblicato solo nel 1968. Al primo volume si sono rivolti ora i fratelli Taviani per un film prodotto da Rai Cinema di cui Paolo (1931) ha curato il girato e ne ha scritto la sceneggiatura assieme al fratello Vittorio (1929). Quest’ultimo ha partecipato solo parzialmente alle riprese causa l’età avanzata. Il film e il romanzo raccontano l’odissea del giovane partigiano Milton, esperto d’inglese (come Fenoglio), che corre da una brigata partigiana a un’altra per cercare un fascista prigioniero da scambiare con un amico appena catturato dalla Brigate Nere. Vuole fare l’operazione per sapere direttamente dal prigioniero quali sono e sono stati i rapporti con la ragazza di cui è innamorato. La questione privata diventa così uno dei fulcri di una complessa tragedia in cui si mescolano storia e problemi individuali. I due cineasti ripercorrono la vicenda riadattandone i termini in un momento che, ieri come oggi, mescola il destino degli uomini a quello della società. Il loro cinema rimette in asse il pubblico con il privato aprendo un discorso che affonda le radici nel cinema classico inteso nel senso migliore del termine. Ancora una volta questi due cineasti dimostrano di essere testimoni d’eccellenza del tempo in cui vivono.