Tre fratelli viticoltori si ritrovano nella fattoria di famiglia, in Borgogna, in occasione della malattia, prima, e della morte, dopo, del padre. Per uno di loro è il ritorno in casa dopo anni di assenza in cui ha avviato un’attività in Australia, si è unito a duna cilena e ha avuto un figlio.
Lui vorrebbe fermarsi per poche settiman prima di ripartire, ma il fascino della casa natale e del lavoro del padre e, prima ancora, del nonno ha il sopravvento e, di rimando in rimando, si ferma per più di un anno. Questo dà modo al regista franco – polacco Cédric Klapisch di realizzare un quasi documentario sulla cultura della vite e i modi per realizzare un vino di qualità. Il film ha tratti molto delicati e la descrizione della psicologie dei fratelli ha momenti pregevoli, ma, nel complesso, non riesce a cogliere un piglio drammatico capace di coinvolgere lo spettatore. In altre parole il cineasta non rinnova il piccolo miracolo ottenuto con L'appartamento spagnolo (L'auberge espagnole, 2002) quando una storia decisamente individuale era arrivata a cogliere una condizione comune a migliaia di giovani che partecipano all’avventura dell’Erasmus. Qui i personaggi appaiono piatti e le loro storie prive di spessore e sviluppo. Un film troppo lungo, quesì due ore di proiezione, in cui non capita quasi nulla, tanto che, alla fine, il quadro appare ben poco diverso da quello che era all’inizio.