L'altra metà della storia, regia di Ritesh Batra già autore nel 2013 di Lunchbox (una storia d’amore che si sviluppa a Mumbai attraverso uno scambio erroneo di gamelle per il pasto), nasce dal libro Il senso della fine dello scrittore postmoderno inglese Julian Barnes (1946).
Un’altra vicenda d’amore, questa volta con protagonisti anziani che vanno indietro con la memoria al passato mentre sono nell’ultima stagione della vita. Tony Webster è un settantenne che vive solo e gestisce un piccolo laboratorio in cui si vendono e riparano vecchie macchine fotografiche Leica. È divorziato e ha una figlia che sta per partorire, dopo essere stata inseminata artificialmente perché non vuole dipendere in nessun modo da un uomo. Un giorno riceve una lettera da uno studio notarile che l'informa che la madre di Veronica, una sua amante dei tempi del liceo, gli ha lasciato in eredità un diario e questo fa riemergere il passato. Il presente si mescola a ciò che è stato in un amalgama che fa rivivere vecchi sentimenti e antiche situazioni. E’ una storia molto britannica interpretata magistralmente da attori, vecchi e giovani, che fanno rivivere al meglio il cinema di quel paese, vale a dire professionalità attoriale al massimo livello e utilizzo delle scenografie, esterne e interne, in maniera mirabile. Anche se il regista è di origine indiana si sente che il suo punto di riferimento è la descrizione delle psicologie e la cura degli ambienti. Un solo punto di non soddisfazione riguarda la fluidità della narrazione interrotta troppe volte da salti temporali non sempre chiarissimi e che appesantiscono non poco la narrazione.