Beppe Fiorello, come spesso accade ad attori di successo fossilizzati all’interno di personaggi stereotipati, si è deciso a scrivere, sceneggiare, produrre un film interpretando una figura diversa, sperando di potere aprire in questa maniera una nuova porta per il successo futuro.
Ben presto ci si accorge che la tanto decantata commedia divertente è più un dramma – seppure non a fosche tinte – che non un luogo deputato per ridere e sorridere. Non basta la caratterizzazione di Pierfrancesco Favino, uno spirito apparentemente semplice in grado di coordinare un’avventura fuori dalla norma. E’ simpatico, recita benissimo ma la sua figura di amico del cuore del protagonista ben presto diventa un piccolo trampolino per i suoi exploit personali. Quello che manca è una storia realmente interessante, e non basta nemmeno la presenza del bravissimo sceneggiatore Alessandro Pondi (qui anche come regista all’opera prima) in coppia col suo alter ego Paolo Logli per sopperire alla povertà della trovate originarie partorite dall’attore siciliano. Eppure, il quarantacinquenne ravennate ha scritto di tutto, e sempre con buoni risultati: per inquadrarlo meglio basterà ricordare i successi al box office di Natale a Beverly Hills (2009) e Natale in Sudafrica (2010), per la televisione ha firmato lo script de Il commissario Manara, la soap opera per RAI Cuori Rubati, Compagni di scuola, Il bambino della domenica, Il signore della truffa, K2 la montagna degli italiani, L’oro di Scampia, I fantasmi di Portopalo ma ha dato vita anche a romanzi e commedie musicali quali Un po’ prima della prima e Il pianeta proibito interpretate da Lorella Cuccarini. E’ proprio la sceneggiatura il punto più debole del film, con tante situazioni ripetitive e mancanza assoluta di trovate, tanto da non permettere allo spettatore di stupirsi mai. Tutto è scritto, tutto è detto nella prima metà, i personaggi spesso sono inseriti solo per dare spazio ad una trovata o una situazione, ma senza mai lasciare il segno. Dino Abbrescia ha pochissime battute ed il suo manager che non crede nel musicista che rappresenta è deludente. La prostituta di Mariela Garriga, capitata chissà come in un paesino pugliese che ha un solo bar, dovrebbe inglobare molte situazioni: è laureata senza lavoro, non crede nella vita che la ha tradita, si concede sentimentalmente al musicista senza porsi domande. C’è poi la critica sul carrozzone mediatico in cui tutti si interessando di te quando sparisci – la trasmissione tv che manda la troupe nel paesino si chiama Scomparsi – e in cui la moralità anche dei conduttori è messa in discussione. Tuttavia nulla graffia davvero: patetico è il prete praticamente senza fedeli, il Carabiniere è assolutamente poco credibile, e così via. Pierfrancesco Favino è bravo ma senza convinzione, Beppe Fiorello non aggiunge nulla a quanto ha fatto fino ad ora. Funziona poco anche l’appello fatto in televisione da illustri colleghi del musicista missed che permette di vedere i cammei di Morandi, Jovanotti, Bennato, Elisa e tanti altri. Ottimo chitarrista da session, giunto ai 48 anni torna al suo paesello sempre più disperato per essere relegato all’ombra dei grandi. Aiutato da un amico d’infanzia, decide d scomparire per farsi cercare dai giornalisti.
