Roberto Recchioni ha avuto l’idea di un film che coniugasse nuove tecnologie e ancestrali timori legati alla figura del genitore che sbaglia per troppo amore verso il figlio. Per alcuni anni ha tentato di trovare produttori interessati ma, visto il perdurare dell’apatia, ha realizzato con Mauro Uzzeo e Lorenzo Ceccotti una graphic novel di buon interesse, uscita sotto l’egida della Sergio Bonelli Editore. A questo punto, ha avuto interessanti riscontri da parte del cinema tanto da riuscire a portare il suo lavoro sul grande schermo.
Tra chi ha creduto in questo soggetto per un lungometraggio, anche l’editore milanese che è tra i produttori. Il progetto è stato affidato alla regia di Ivan Silvestrini – non ancora notissimo ma non per questo poco valido – che con un budget molto limitato è riuscito a realizzare un thriller on the road a tratti addirittura disturbante. Girato attorno a tre piccoli centri ai bordi di un magico deserto nello Utah, è film di genere difficile da trovare - quantomeno se di buona qualità – nel nostro cinema. Coprodotto con gli USA, dimostra che l’unione di varie professionalità può creare qualcosa di interessante – e questo vuole essere un complimento – con caratteristiche da cinema statunitense. La storia a tratti è angosciante perché si occupa di temi reali raccontati in maniera diretta. Affidiamo la nostra sicurezza, la nostra vita a sistemi operativi che garantiscono grande efficienza ma di cui sappiamo poco: ci si fida ad essi, forse anche per comodità, dando per scontato che tutto andrà sempre per il meglio. Limite del film è che l’auto parlante – ce ne sono parecchie in circolazione – rimanga staticamente nel suo ruolo di contenitore e di prigione dei suoi occupanti, non diventando protagonista. Se si pensa che quasi tutto il film si svolge proprio al suo interno o nelle sue immediate vicinanze, si capisce che priva di appigli agli attori, tutti molto volenterosi e spesso bravi, che devono contare troppo su se stessi per creare tensione narrativa. Ottimo lavoro del art director, perfette le location, molto curate immagini e suono, ma ogni tanto affiora la noia. La Vision Distribution lo propone in poco meno di duecento sale: Sky Italia e cinque case di produzione italiane - Cattleya, Wildside, Lucisano Group, Palomar e Indiana Production – hanno dato vita alla società all’inizio dell’anno, con ulteriore partnership con la Medusa. Un ex cantante che ha rinunciato al successo per avere una gestazione serena è fuori dalla sua Monolith, la macchina più sicura al mondo, costruita per proteggere i propri cari da qualsiasi minaccia, mentre suo figlio David di due anni è rimasto chiuso dentro e gioca con il tablet con cui si potrebbe aprire. Intorno ci sono solo miglia e miglia di deserto e lei è disperata perché deve trovare il modo di aprire quella corazza di acciaio e liberare il suo bambino. Vive il dramma della scoperta del tradimento del compagno, della sua scarsa capacità di essere madre ineccepibile ed è lei che, fumando una sigaretta in auto, crea quello che diverrà un dramma. Sottofinale e finale di buona qualità.
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