L’impresa di riproporre personaggi che abbiano già il sapore dello stantio, il tutto in storie facilmente prevedibili, è completamente riuscito grazie alla bravura del regista e all’utilizzo molto attento della performance capture creata dalla Weta Digital: le espressioni di Andy Serkis bypassano la pesante rivisitazione del suo volto, per donare emozioni notevoli umanizzando il volto di Cesar, il capo delle scimmie.
Pur utilizzando le tecnologie più avanzate la scelta è stata quella di realizzare un film old Hollywood in cui conta di più la qualità dei dialoghi e l’espressività che non l’utilizzo insensato di effetti speciali che soffocano, o addirittura sostituiscono, il ruolo degli attori. Girato prevalentemente in Canada, costato oltre 150 milioni di dollari, ha messo d’accordo pubblico e critica. Oltre due ore di durata che una sceneggiatura ben calibrata ha reso fruibile senza problemi, assenza di violenza ma non di emozioni, un’interpretazione corale di buona qualità, colonna sonora un po’ troppo presente ma bella. Questo terzo film della saga inizia direttamente con la guerra evitando di fare attendere quanto preannunciato dal titolo. L’alba del pianeta delle scimmie (Rise of the Planet of the Apes, 2011) di Matt Reeves filosofeggiava su quanto sarebbe potuto accadere a causa di un potere senza pietà né etica che permetteva a una casa farmaceutica di creare un virus letale per l’umanità; Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie (Apes Revolution 2014) dello stesso regista parlava delle difficoltà di riconoscere e convivere con travolgimenti sociali ed economici che preludono allo scontro tra culture. Qui c’è un antieroe, come nella migliore tradizione del cinema d’avventura classico. Una guerra non voluta dalle scimmie ma messa in atto per difendere il proprio popolo dalla stupidità dell’uomo incapace di vivere in pace con nemici che crea e costringe ad affrontarlo per non soccombere. Viviamo in un’atmosfera da dopo apocalisse, i colori sono scelti per rendere ancora più questa negatività. Anche se viene sbandierato ai quattro venti, difficile pensare che questo sia l’ultimo capitolo della serie Pianeta delle scimmie. Nove film, due serie televisive, vari libri, fumetti e videogiochi che hanno arricchito chi li ha realizzati difficilmente convinceranno chi è proprietario dei marchi ad abbandonare questa gallina dalle uova d’oro. E’ un film pieno di rimandi anche culturalmente interessanti, in cui ci sono molte citazioni ed autocitazioni bene calibrate, spetterà allo spettatore attento scoprirle. Dirige nuovamente il cinquantenne Matt Reeves – autore sia di Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie che del riuscitissimo Cloverfield (2008) ora impegnato nel nuovo The Batman con Ben Affleck che dimostra bravura e buona conoscenza sia dei personaggi che delle nuove tecniche visive. In questa guerra infinita e senza logica tra uomini e scimmie il condottiero dei primati Cesar continua a combattere per la libertà, la famiglia, il pianeta.