Difficile valutare quest’opera prima a firma di Vincenzo Alfieri, eclettico trentenne salernitano noto per avere creato la serie web Forse sono io (2013) accolta con tanto successo da arrivare in televisione trasmessa da MTV. Studi oltreoceano di regia e recitazione, interprete di buon livello al cinema (ha debuttato diciannovenne in Il cuore altrove (2005) con la regia di Pupi Avati), lo stesso anno era su Canale 5 in La signora delle camelie e Carabinieri - Sotto copertura.
Come se questo non bastasse, ha realizzato anche videoclip e spot per Ford Ka e Nutella. Tutte le carte per firmare un debutto di buona qualità e, in effetti, realizza un film quantomeno interessante. Tuttavia non regge il desiderio di unire varie tecniche visive, compresa la grafica dei comic che, alla fine, fa perdere coesione alla narrazione. Oltretutto, la presenza di ben 5 co-sceneggiatori (c’è anche Alessandro Aronadio autore dell’interessante Orecchie attualmente in programmazione) non dà continuità alla storia che, peraltro, grazie a questa unione di forze si dimostra ricca di trovate e di battute anche divertenti. I peggiori si presenta come una commediola rilassante ma si trasforma dopo un’ora in un film d’azione con scene anche violente, nel momento in cui i protagonisti devono pagare il conto con la malavitosa società che avevano dileggiato. Anche questo, pur dando nuovo ritmo al film, crea una certa confusione anche perché il cambio di registro è particolarmente subitaneo. La realizzazione fa pensare a prodotti d’oltreoceano soprattutto quando il dramma avanza, mentre l’ispirazione – e anche un certo stile – è probabilmente ispirato a Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) di Gabriele Mainetti e Smetto quando voglio – Masterclass (2017) di Sydney Sibilia. Tutto più che interessante, ma alla fine si ha l’impressione che al regista – è anche il soggettista unico che ha pensato alla vicenda prima della trasformazione spuria fatta dalla sceneggiatura – siano stati imposti limiti creativi nel tentativo di realizzare un prodotto che funzioni al box office. Bella la contrapposizione anche culturale tra i vari personaggi col laureato in giurisprudenza che lavora per 520 euro al mese nell’archivio del Tribunale e che parla in maniera dotta, il fratello (un gradevole Lino Guanciale in veste quasi comica) che lavora in nero nell’edilizia e si esprime in maniera approssimativa, la sorellina che ha acquisito il dialetto napoletano e ha dimenticato l’italiano. Fanno da corona loro un convincente Biagio Izzo quale serioso Commissario di Polizia che non vuole soccombere al malcostume della criminalità accettata da tutti, il collega di Archivio Francesco Paolantoni ex avvocato che si è adagiato in un impiego dove si riposa senza responsabilità, il padrone di casa Ernesto Mahieux che offre una gradevole caratterizzazione. Piacevole l’interpretazione di tutto il cast, compreso la giovanissima Sara Tancredi molto spontanea quale tredicenne analfabeta ma geniale nel mondo del web. Due fratelli - squattrinati e senza prospettive dopo che la madre è fuggita per avere rubato denaro ai risparmiatori - nella speranza di garantire alla sorella un futuro migliore, decidono di fare un furto, che si trasforma involontariamente in atto di coraggio nei confronti dei potenti. I Demolitori – questo il nome che viene loro dato sul WEB – amano sentirsi eroi e accettano di proseguire l’attività facendosi pagare. Tutto bene fino solo sino a un certo punto.
