Tutto quello che vuoi, terza regia del pluripremiato sceneggiatore Francesco Bruni, ha al centro la figura di un anziano magistralmente resa dall’attore e regista Giuliano Montaldo. Giorgio è un poeta oltre la soglia degli ottantacinque anni, affetto da un principio di demenza senile per cui necessita di un’assistenza continua.
La figlia individua in Alessandro, un ventiduenne di Trastevere ignorante e mascalzoncello, il badante che fa al caso. L’incontro tra i due e gli amici del ragazzo, non meno incolti e opportunisti, ha tutte le premesse per trasformarsi in scontro generazionale e culturale. Le cose esplodono quando i giovani credono di scoprire che durante la seconda guerra mondiale, un evento che loro non sanno neppure collocare negli anni, l’anziano ha nascosto assieme ad alcuni militari alleati un tesoro ai piedi di una croce di montagna. Quasi lo sequestrano e partono con lui alla ricerca del mitico bottino che si rivelerà una cassetta con dentro solo un paio divecchi scarponi militari. È l’ultima botta di vita per l’anziano poeta, quasi una sorta di addio ad un mondo di cui non rimangono più neppure le tracce. In questo il ruolo di Giuliano Montaldo dà consistenza e simbologia a una figura che rasenta sempre il patetico senza cadervi mai dentro. Il film si trasforma così in una sorta di apologo - scontro fra due generazioni e due mondi che sembrano non avere tratti in comune, ma che trovano nella cultura un possibile terreno d’incontro. La figura di questo vecchio poeta, di cui neppure i giovani universitari conoscono il nome, diventa così il simbolo di un mondo annientato dall’ignoranza, nonostante le nuove tecnologie, e dalla mancanza di memoria. Un testo malinconico e inquietante da assaporare con gusto e nostalgia.