Difficilmente la scelta di temi impegnati è garanzia di qualità anche se si tratta di argomenti ricchi di interesse. Una storia anche interessante, in mano ad autori che prediligono scorciatoie narrative e che scelgono un linguaggio popolare - in questo caso da banale fiction televisiva - accende ancora una volta il dispiacere per un’occasione perduta.
Il cinquantacinquenne belga Lucas Belvaux - attore di buon livello e regista di sempre accettabili film virati al dramma quali Dopo la vita (Après la vie, 2002), 38 testimoni (38 témoins, 2012) e Sarà il mio tipo? (Pas son genre, 2014) – ha firmato un lavoro con forti simpatie di sinistra, estrinsecate più attraverso luoghi comuni che personaggi funzionanti, presentato in Francia in periodo di elezioni per aumentare le possibilità di interesse da parte del pubblico. Alla sua uscita, come da copione, è stato contestato dalla destra più radicale quasi a seguire obblighi inderogabili. In effetti, la denuncia del film verso un partito che ricorda molto il Front National è più di maniera che non drammaticamente interessante, dando l’impressione di un prodotto creato furbescamente per avere un buon riscontro al box office, per ideali del regista o perché voleva gettare un sasso nello stagno della indifferenza dell’elettorato francese. Dopo i primi rumors l’opinione pubblica non si è più interessata del film con incassi nella media e poco riscontro nell’opinione pubblica. E’ giusto che sia così, privo come è di vero interesse, con personaggi modellati con l’ascia che difficilmente riescono ad essere credibili. Dispiace vedere un cast di buoni attori, con la bravissima Émilie Dequenne perfetta nella sua prova del debutto – aveva solo diciotto anni – come protagonista di Rosetta (1999) dei fratelli Dardenne per cui vinse la Palma d’Oro a Cannes quale migliore attrice. Bella anche la figura del medico autentico fautore di questo ingresso di un’ingenua infermiera nel mondo della politica, il settantenne André Dussolier. Agli altri la sceneggiatura ha offerto poche possibilità per non cadere nel qualunquismo assoluto. Operazione politica fallimentare, commercialmente mediocre, cinematograficamente dimenticabile. Ambientato in un distretto minerario nel nord della Francia, è poco coinvolgente e nelle sue quasi due ore a tratti particolarmente noioso ed irritante. Una donna quarantenne lavora come infermiera a domicilio, molto amata dai pazienti che tratta umanamente e con grande professionalità. Un medico che la conosce molto bene, la segnala quale perfetta candidata alle comunali per un partito dell’estrema destra. E’ una persona buona e generosa, si occupa da sola dei due figli e di suo padre ex-metalmeccanico con trascorsi nella sinistra. Lei è irretita, sembra perfetta anche al capo del Partito ma ha una controindicazione non certo da poco: l’insegnante di calcio del figlio, di cui è innamorata, fa parte di squadracce xenofobe.