Warren Beatty, dopo sei anni dal suo ultimo impegno come regista, sceneggiatore, attore e produttore col mediocre telefilm Dick Tracy Special (2010) e 15 anni dall’ultima volta che lo si è visto sul grande schermo – era Porter nel terribile Amori in città... e tradimenti in campagna (Town & Country, 2001) di Peter Chelsom con Diane Keaton, Nastassja Kinski e Goldie Hawn – e a 18 dall’ultimo di cui è stato anche autore - Bulworth - Il senatore (Bulworth, 1998), era stato dimenticato dal mondo di Hollywood.
Dopo l’enorme successo ottenuto con Reds vincitore di 3 Oscar aveva rinunciato a film che riteneva non interessanti creando attorno a sé un certo disinteresse che gli ha precluso la possibilità di una carriera più ricca di soddisfazioni. A ottant’anni compiuti da poco l’attore e regista aveva in mente un film su Howard Hawks, film a cui pensava da una quarantina di anni. Finalmente è riuscito a realizzarlo grazie alla fiducia accordatagli dalla Regency Enterprises che è riuscita a racimolare la trentina di milioni necessari per realizzare il progetto. Il budget limitato lo ha convinto a fare lavorare vecchi amici, attori più con un passato che non un fulgido presente, con l’aggiunta di un paio di giovani, ufficialmente protagonisti della storia, ma a cui lui impone il suo peso attoriale supportato dal fatto di essere anche sceneggiatore e regista e riducendoli a poco interessanti ombre che mai riescono a coinvolgere emotivamente. Non è la storia dell’amore tra due giovani dipendenti del milionario, ma un piccolo panegirico sulla vita del amato e odiato uomo che ha condizionato per anni la vita degli Usa. In alcuni momenti si permette libertà che lo portano lontano dalla storia, fornendo al protagonista caratteristiche che lo identificano con la figura di chi lo interpreta. Non un film autobiografico ma un’opera ricca di elementi che parrebbero essere riferiti all’interprete stesso. Occasione perduta per riconquistare il pubblico – al box office è stato un flop – contestato dalla critica, già venduto in DVD. Purtroppo, forse questo cineasta è convinto di essere troppo bravo e questo non gli fa capire che un film deve essere un’opera corale, non un’occasione per lui di dimostrare capacità anche registiche che ormai non fanno più parte del suo bagaglio artistico. E’ vero, la Hollywood del 1958 è bene raccontata, le ambientazioni sono curate, le foto di buona qualità ma il bel contenitore è vuoto di emozioni. Alden Ehrenreich è uno stanco antieroe dalla preoccupante staticità, Lily Collins l’aspirante attrice che si trova in un mondo che rischia di inghiottirla. Per il resto, tanti nomi noti e poche cose che si ricordano se non l’eccessiva lunghezza. Una reginetta di bellezza, devota vergine battista, e aspirante attrice ha firmato un contratto con il miliardario Howard Hughes. Quando la ragazza arriva a Los Angeles, all'aeroporto incontra un autista suo coetaneo promesso e sposo a un'ex compagna di scuola. Il giovane è un metodista convinto. I due si piacciono e mettono in discussione anche il reciproco credo religioso. Non solo, contraddicono alla prima regola che vige per i dipendenti del ricchissimo ed imprevedibile boss: Nessuno è autorizzato ad avere qualsiasi tipo di rapporto con un'attrice sotto contratto. Si sentiranno sempre più condizionati dal miliardario tanto da mutare radicalmente il loro futuro.
