Da qualche tempo il cinema francese mostra un particolare interesse per i medici e i problemi della medicina e lo fa con onestà morale pur senza rinunciare alle leggi dello spettacolo. E’ il caso di questo 150 milligrammi in cui la regista e mancato medico Emmanuelle Bercot ricostruisce la vera storia di una pneumologa dell'ospedale universitario di Brest che, nel 2009, scoprì come un farmaco di lungo uso, prodotto dalla seconda casa farmaceutica di Francia, causava un ispessimento delle valvole cardiache nei pazienti.
La cosa, si scoprirà, aveva già causato più di cinquecento decessi, ma ci vorranno un paio d’anni perché le autorità ministeriali si convincano a toglierlo dal prontuario farmaceutico. Anni in cui la dottoressa e i membri del gruppo che la affiancano sono stati sottoposti ad incredulità da parte degli organismo ufficiali, minacce e ricatti degli industriali, pesanti ironie sul fatto che i provinciali potessero aver scoperto ciò che era sfuggito ai grandi luminari. Insomma il classico scontro di Davide contro Golia, con in più il fatto che il film racconta una vicenda realmente accaduta. Certo la regista non lesina caratteri tagliati con l’accetta - i buoni tutti da una parte, i cattivi dall’altra – ma firma un film che sembra più un documentario che non un’opera di fantasia. In poche parole siamo dalle parti di quel cinema civile che si è guadagnato non pochi meriti sul paino sociale e che, in questo caso, raggiunge una delle punte più interessanti per il pubblico.