Lo scrittore e regista indiano M. Night Shyamalan è ricordato soprattutto per The Sixth Sense - Il sesto senso (The Sixth Sense, 1999) da lui diretto non ancora trentenne, interpretato da Bruce Willis in maniera quasi convincente. Questo autore ama sviluppare temi complessi, ma non sempre i risultati sono stati positivi: uno per tutti il fantascientifico E venne il giorno (The Happening, 2008).
Ultimo film apparso sugli schermi un film mediocre, The Visit (2015), con fratellini in crisi perché scoprono una situazione inquietante che coinvolge i nonni. Ora torna con un horror thriller che potrebbe ricordare il suo film più noto, con un viaggio nella psiche turbata di uomo dalla grande intelligenza. Il tema è accattivante, l’idea bene sviluppata ma, purtroppo, non sempre la sceneggiatura fornisce i giusti supporti alla narrazione che richiederebbe una certa logica nello sviluppo delle varie identità con cui il protagonista convive. Prima dei titoli di testa si vede la trasformazione di questo quieto e galante uomo in un rapitore di tre amiche incautamente salite sulla sua auto. Da qui, moltissimi dialoghi e pochissima azione. Le ragazze parlano fin troppo tra loro e mancano piccoli o grandi colpi di scena (la prevedibilità è il peggiore difetto del film) che tengano desto l’interesse di un pubblico che pensa ad un horror e si trova di fronte ad un thriller psicologico. Il film non migliora quando l’uomo va dalla sua terapeuta – l’unica che conosce le 23 diverse identità del suo paziente ma che ignora l’ultima in attesa di materializzarsi e dominare tutte le altre – ed anche qui lunghissime chiacchierate. Non solo, le spiegazioni scientifiche della donna – la sessantanovenne Betty Buckley - sono poco condivisibili da chi conosce un minimo di certe patologie: vorrebbero convincere con la verbosità ma creano ulteriore distacco dal film. Il mestiere c’è, ogni cosa è girata professionalmente, ma anche eccessivi momenti autoriali non aiutano all’economia del prodotto. Il finale non migliora il livello medio di Split, più riuscito del precedente The Visit ma non ancora al livello dei suoi inizi. Bravo, ma non sempre convincente, lo scozzese James McAvoy, non particolarmente convincenti le tre ragazze, anche se la ventenne Anya Taylor-Joy – che interpreta Casey, la più coraggiosa e decisa – dimostra buone potenzialità. Dopo aver rapito tre adolescenti esplode una guerra per la sopravvivenza sia nella mente dello psicopatico messa, identità in crisi da tutte le personalità che lo contengono, sia intorno a lui. Intanto le differenze tra i suoi tanti ego cominciano ad essere quasi invisibili portandolo a non poter più gestire la sua ragionata pazzia.