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Le rose del deserto ···· Le rose del deserto ···· Hot

Le rose del deserto ····

Image Molti recensori, nell’affrontare l’ultimo film di Mario Monicelli Le rose del deserto, sono partiti dalla venerabile età del cineasta che, a novantadue anni, è il regista più anziano in attività al mondo, secondo solo al portoghese Manoel de Oliveira che d’anni ne ha ben novantotto. Il dato può anche essere interessante da un punto di vista cronachistico, ma ha ben poco a che vedere con una valutazione oggettiva di un’opera sulla cui confezione hanno pesato lunghe e ingarbugliate vicende produttive, che ne hanno influenzato in modo negativo l’approdo finale. Le ristrettezze economiche e gli inciampi nella chiusura della produzione si sono riflessi in scenari poveri, sceneggiatura zoppicante, ridotto respiro narrativo.

Il film muove da due celebri romanzi - Il deserto della Libia (1951) di Mario Tobino e il brano Il soldato Sanna tratto da Guerra d’Albania di Giancarlo Fusco (1961) - e ha al centro una compagnia di sanità che, nel 1940, si trova a vivacchiare alla periferia della guerra di Libia, nell’attesa dell’immancabile vittoria e del consolidamento dell’impero a scapito della perfida Albione.

Per la verità di spirito guerriero e retorica bellica ne circolano poche, fra questi soldati comandati da un ufficiale medico innamoratissimo della moglie, lasciata in patria alle cure interessate di un cugino gerarca. Il controcanto lo offre un frate cencioso, andato in Africa per insegnare ai bimbi a leggere e scrivere. E' un religioso lesto di mano, quando sente bestemmiare, ma, al fondo, umanissimo e lucido più degli altri a proposito delle sorti belliche e dei veri fini dell’impresa. Gli si contrappone un generale demente, splendido il disegno che ne fa il critico Tatti Sanguineti, preoccupato solo di costruire il cimitero della sua Divisione e, una volta riuscito nell’intento, riempirlo di cadaveri.

Siamo dalle parti, a distanza di anni, sia de La grande Guerra (1959), sia de L’armata Brancaleone (1966), con l’accentuazione del tragico – melanconico e un quasi abbandono dei momenti comici. E’ un film che conferma lo stile, l’universo morale, il mondo etico ed estetico di uno dei grandi registi italiani, un sopravvissuto alla glorie della commedia all’italiana, che non demorde e continua sulla sua strada senza, concessioni e con un’accentuata malinconia.

valutazione: 1 2 3 4 5

Regia: Mario Monicelli; soggetto dai libri di Mario Tobino (Il deserto della Libia) e Giancarlo Fusco (Guerra di Albania); sceneggiatura: Alessandro Bencivenni, Mario Monicelli, Domenico Saverni; interpreti: Alessandro Haber, Giorgio Pasotti, Michele Placido, Stefano Scandaletti, Moran Atias, Fulvio Falzarano, Nicola Acunzo, Michel Alhaique, Claudio Bigagli, Roberto D'Addario, Danilo Nicola De Summa, Francesco Guzzo, Roman Jankovic, Paolo Lombardi, Vincenzo Mansi, Enzo Marcelli, Giuseppe Oppedisano, Flavio Pistilli, Fausto Russo Alesi, Tatti Sanguineti, Stefano Scandaletti, Tiziano Scarpa, Emanuele Spera, Giovanni Trevisanello, Hermann Weiskopf; produttori: Mauro Berardi, Enzo Gallo; fotografia: Saverio Guarna; scenografia: Lorenzo Baraldi; montaggio: Bruno Sarandrea; costumi: Daniela Ciancio; direzione artistica: Massimo Pauletto; società di produzione: Luna Rossa Cinematografica; nazionalità: Italia; anno di edizione: 2006; durata: 102 min.

 

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