Florence Foster Jenkins (1868 – 1944) è stata una soprano statunitense, facoltosa quanto stonata, che divenne famosa dopo un concerto per lei organizzato dal secondo marito, l’attore inglese St Clair Bayfield (1875 – 1967), tenuto alla Carnegie Hall di New York nell’ottobre del 1944, un mese prima della morte.
Nel 2015 il regista francese Xavier Giannoli firmò un film intitolato Marguerite, liberamente ispirato alla vita di questa donna che collocava il personaggio nella Francia anni ‘20 e lo leggeva in chiave quasi grottesca, mandando la protagonista a cantare la Marsigliese nelle serate dadaiste. L’opera era interpretata da Catherine Frot e fu presentata in concorso alla Mostra di Venezia del 2015. L‘anno seguente un altro inglese, il regista Stephen Frears, ha firmato Florence, concentrato sulla stessa protagonista e interpretato da Meryl Streep. Le differenze fra i due film non sono solo nella collocazione geografica (New York, ove visse la vera protagonista, invece di Parigi) o nella datazione (il 1944 anziché gli anni venti), ma anche nell’approccio che il regista l’inglese vuole più sentimentale contro quello quasi farsesco del cineasta francese. In altre parole se la Florence di Stephen Frears è una devota dell’arte canora che arriva, senza rendersene conto, sino al ridicolo pur di alimentare la sua passione, la protagonista del film di Xavier Giannoli è un’illusa che precipita nella farsa pur di seguire un sogno impossibile. Sono due punti di vista abbastanza lontani, anche se li unisce il riferimento alla medesima protagonista e che offrono grandi possibilità interpretative alle attrici che le hanno interpretate. Non a caso sia Catherine Frot, sia Meryl Streep hanno ricevuto molti premi per queste performance, la prima ha raccolto riconoscimenti e candidature ai Cesar francesi, la seconda è una delle maggiori pretendenti ai prossimi Oscar.