Uno dei migliori film visti all’ultimo Festival di Cannes è stato Aquarius del brasiliano Kleber Mendonça Filho, collocato dagli organizzatori della manifestazione in una posizione ambigua ma ricco d’interesse sociale.
Clara vedova ed ex – critica musicale, vive a Recife in una palazzina costruita negli anni quaranta che si affaccia sull’Avenida Boa Viagem e su una bellissima spiaggia. Un gruppo di speculatori hanno messo gli occhi sull’edificio e voglio trasformarlo in una residenza di lusso. Poiché l’anziana rifiuta di vendere e risultano inutili le minacce dirette e indiretta (si va un’assordante festa ospitata nell’appartamento sovrastante il suo agli escrementi lasciati sulle scale) la guerra con l’immobiliare assume toni sempre più caldi sino alla scoperta di un’infestazione di termiti volontariamente organizzata da coloro che vogliono acquistare la sua casa. Piccolo colpo di scena finale con la donna, che anni prima era sopravvissuta ad un cancro, che getta pezzi di legno brulicanti dei terribili insetti nelle linde stanze in cui l’immobiliare ha gli uffici. E’ una storia semplice che poggia quasi per intero sulle spalle della famosa attrice Sonia Braga che ebbe anche da noi momenti di celebrità con Donna Flor e i suoi due mariti (Dona Flor e seus dois maridos,1976) che Bruno Barreto trasse dal racconto omonimo di Jorge Amado. Il principale merito del film è ricordarci di quanta subdola violenza si nutra il capitalismo d’assalto. Una forma speculativa che non ha nessuna remora ad utilizzare anche i mezzi più illegali pur di raggiungere i propri fini. La solare bellezza dei luoghi contrasta con il subdolo comportamento di questi affaristi ben poco interessati alla produzione di qualche cosa di realmente utile molto più tesi al conseguimento di un profitto immediato.