Jean-François Pouliot, regista de La grande seduzione (La grande séduction, 2003), una commedia così gradevole da essere ricordata dopo tanti anni, e François Brisson di cui viene in mente l’originale ma poco riuscito Gene-Fusion (2011), uniscono le forze per dare vita al remake del bel film per ragazzi Il cane che fermò la guerra (1984) di André Mélançon.
Il primo con esperienze nel mondo della fiction, il secondo dell’animazione bene coniugano i temi di un prodotto che potrebbe sembrare natalizio (la neve…) ma che ha, invece, tutt’altre caratteristiche. E’ un film d’iniziazione che racconta le trasformazione di ragazzini da bimbi ad adulti, i rapporti con le femmine prima votato a trattamenti rudi e poi al centro dei loro sentimenti, l’idea di guerra e competizione superata per raggiungere i livelli dell’amicizia vera. E’ anomalo nella struttura narrativa e utilizza l’animazione come sistema visivo più che narrativo tanto che è facile dimenticarsi di non avere di fronte attori in carne ed ossa. Difficile capire se potrà piacere ad un pubblico infantile che ama più gli effetti speciali e storie con una certa violenza piuttosto che temi buonisti sviluppati all’interno di una tecnica visiva classica, senza tempo. In effetti, per ora ha ottenuto riconoscimenti più a livello festival che non al box office, ma ci potrebbe essere spazio anche per lui in mezzo a tanti prodotti che dello stupore fanno la loro unica ragione di esistere. Bene caratterizzati i personaggi, curato il montaggio, nella colonna musicale è presente anche Celine Dion con una canzone piacevole ed orecchiabile. Il doppiaggio, finalmente, non racchiude grossi nomi dello spettacolo ma onesti interpreti. Per passare il tempo durante le vacanze invernali i bambini di un piccolo villaggio decidono di costruire grandi castelli di neve, che diventeranno i fortini entro cui difendersi ed attaccare nelle battaglia a palle di neve cui daranno il via Luke e i suoi amici, raggiunti poi anche da Sophie, una bimba appena arrivata in città. Man mano ogni cosa si trasforma in competizione, in guerra che non termina anche quando si smette di lanciare le palle. Più maturi di tanti adulti, i ragazzi capiscono il problema e distruggono i castelli, oggetti del loro contendere.