L’immagine del soldato che mette accidentalmente un piede su una mina e rimane immobilizzato non potendo sollevare l’arto pena il rischio di saltare in aria, è uno stereotipo a cui il cinema ha fatto riconcorso più volte. Per rimanere a tempi recenti ricordiamo No Man's Land - Terra di nessuno (2001) del bosniaco Danis Tanović, autore anche di un testo teatrale con lo stesso titolo tratto dal film che ha vinto il premio Oscar 2002 quale migliore opera in lingua straniera, e Passo Falso (Piegè, 2014) del quarantatreenne francese Yannick Saillet.
Mine, opera prima del duo Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, parte dalla stessa situazione, ma la trasforma in pretesto per un film sui ricordi d’infanzia, il disadattamento psicologico, gli incubi ad occhi aperti nati da un passato la cui violenza non è stata elaborata a sufficienza. Durante una missione nel deserto africano due Marines americani, impegnati in una difficile missione tesa ad uccidere un presunto capo terrorista, mancano l’obiettivo, anche per i dubbi morali del tiratore scelto su cui grava la maggiore responsabilità per la riuscita dell’imboscata. Inseguiti dalle guardie del corpo del bersaglio i due arrivano in una zona minata ove uno mette accidentalmente un piede su una mina antiuomo, mentre l'altro rimane dilaniato dall’esplosione di un altro ordigno e decide di darsi la morte. Impossibilitato a muoversi, pena l'esplosione dell’ordigno, il soldato riesce a contattare via radio il campo base e è informato che, causa le condizioni climatiche e di altri scontri nell'area, non potrà essere salvato prima di 52 ore. In attesa dei soccorsi il militare cerca di rimanere immobile per due giorni e due notti, a costo di una dura lotta fisica e psicologica ai limiti della sopravvivenza. Durante questo tempo ricorda episodi della propria infanzia, rivive i rapporti con il padre violento, l’agonia della madre, l’amore turbolento con la sua donna. E’ un precorso al limite del sogno a cui pone fine l’arrivo della colonna di soccorso. Il film non riesce ad amalgamare del tutto realismo e visionarietà, restando a mezza strada da entrambi.