Frantz di François Ozon si sviluppa fra una piccola cittadina tedesca e la Francia. Siamo nel 1919 pochi anni dopo la Seconda Guerra Mondiale e un viaggiatore francese arriva nel borgo germanico per incontrare i genitori del soldato tedesco da lui ucciso, più per paura che per spirito bellico, durante il conflitto e fra le cui carte ha trovato una lettera indirizzata alla fidanzata e ai genitori.
Nella prima parte le ragioni del francese sono celate così bene da legittimare il sospetto che fra i due ci fosse una relazione omosessuale. Quando il giovane, osteggiato dalla popolazione locale, decide di svelare alla fidanzata del morto la vera ragione del suo viaggio, la donna decise di non dire la verità ai genitori del deceduto che, in questo modo, continuano ad apprezzare la presenza del visitatore come un omaggio al figlio. Dopo che il francese è partito lui e la ragazza si scambiano alcune lettere, poi il silenzio. A questo punto sono proprio i genitori del morto a spingere la ragazza affinché vada in Francia per scoprire che cosa sia successo. Viaggio e investigazione che approdano alla triste realtà che l’uomo, non molto saldo di spirito, appartiene a un certo nobiliare e sta per sposare una ragazza apprezzata dalla sua famiglia. La ragazza prende un treno per ritornare a casa, ma si ferma a Parigi e qui incontra, durante una visita al museo del Louvre, un altro giovane con cui, forse, darà vita a una nuova storia d’amore e, con essa, il ritorno alla normalità. È un film solido dotato di un forte impianto sentimental – melodrammatico, girato con grande abilità, ma profondamente inserito nella più classica tradizione del cinema di questo tipo. Il regista utilizza prevalentemente il bianco e nero alternandolo al colore nei pochi momenti di distensione. È una scelta non molto originale e, soprattutto gestita in maniera decisamente discutibile nel senso che non è sempre funzionale alla stesura del testo.