Jason Bateman ha debuttato nella regia cinematografica col gradevole Bad Words (2013), prosegue ora con questa strana commedia in cui una sceneggiatura non lineare preclude il piacere della visione. I fatti sono proposti in maniera non sempre logica e alcuni passaggi sono più da intuire che da capire. Anche in questa occasione è il protagonista, ma non riesce nemmeno quale attore a fornire una prova accettabile.
Eppure, Christopher Walken perfetto come sempre e Nicole Kidman impegnata a fare bene escono vincenti, a dimostrazione del disequilibrio del tutto. L’attrice australiana è anche chi ha più creduto nel romanzo pubblicato nel 2011 da Kevin Wilson, tanto da comperare lo stesso anno – attraverso la sua casa di produzioni Blossom Films – i diritti cinematografici. Flop pressoché totale, ha incrinato i rapporti amichevoli tra i due protagonisti coinvolti anche come produttori. La botta iniziale era stata data dalla commissione di censura che aveva limitato la visione agli over 17th, scelta ovvia perché si parla di violenze intellettuali nei confronti di bambini che crescono male per le imposizioni dei genitori egoisti. Il resto, lo aveva fatto la presentazione al Festival di Toronto da cui, pur accettato dalla critica, non era uscito bene col pubblico. Resta, comunque, l’interesse per il mondo poco noto dei performer – di cui da ragazzo faceva parte anche Christopher Walken – composto da persone che, in nome dell’arte, possono arrivare a limiti di masochismo (alcuni sono morti) e di assoluta pazzia. Il film percorre quarant’anni della vita di questa famiglia anomala in cui si dice che è il padre il vero responsabile – nel bene e nel male – di ogni cosa mentre la madre è l’artista vera – lo scopriamo nel finale – che ha accettato tutto, compreso di utilizzare i figli, per non perdere l’uomo che amava. Il dramma non riesce mai a prendere forma, ogni cosa viene più detta che vissuta ma l’insieme è, quantomeno, gradevole e professionale. Vivono lontani ma Annie e Baxter conducono esistenze molto simili per problematiche, probabilmente create in loro dai genitori che li avevano coinvolti nelle loro performance artistiche da quando erano neonati. Lei è un'attrice che è apparsa sui rotocalchi per un topless ma che sul grande schermo non ha grande visibilità, lui è un romanziere di successo che ha il crampo dello scrittore: ora è ricoverato con un trauma cranico subito mentre era alle prese con il suo ultimo improbabile lavoro da freelance. L’ospedale avverte i genitori che corrono a prenderlo in ospedale; così, a oltre quarant’anni si ritrova sotto le grinfie dei genitori che tanto hanno inciso sulla sua vita. Chiede aiuto alla sorella, che lo raggiunge immediatamente. I quattro tornano a vivere sotto lo stesso tetto, il tempo necessario perché padre e madre non scompaiano nel nulla, forse uccisi da un maniaco seriale. Ma questa tesi, suffragata da indizi e considerata credibile dalla Polizia, non convince i fratelli.