Quinto film della saga iniziata con The Bourne Identity (2002), che ha identificato con questo personaggio Matt Damon. Tra alti e bassi funziona e, per questo, si prevede ne siano realizzati almeno altri due. Tre di questi – compreso l’ultimo – sono stati diretti e co-sceneggiati da Paul Greengrass, onesto artigiano proveniente dalla televisione che ha saputo tenere desto l’interesse dei fan. Il film migliore, tuttavia, risulta essere quello che ha fatto conoscere ai patiti del cinema d’azione il mondo l’ex agente della CIA.
Doug Liman, autore pressoché unicamente televisivo, aveva diretto bene ma, secondo il parere vincolante dei produttori, rischiava di dare troppa importanza alla costruzione narrativa piuttosto che alle scene dove protagonisti erano decine di stuntman. Peccato, perché si fosse seguita quella strada, Jason Bourne sarebbe potuto divenire un cult. Con la doppia identità di uomo che vive drammi interiori – non sa realmente chi è e se può considerarsi un buono o un cattivo – e non ha mai un momento di vera serenità. Con questo ultimo titolo, diventa uno dei tanti che popolano l’anonimo mondo di un genere in cui agli attori è dato poco spazio per dimostrare l’eventuale bravura. Matt Damon si era rifiutato di proseguire, dopo The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo (The Bourne Ultimatum, 2007), l’avventura dello smemorato. Un discorso del tutto simile era stato fatto dal regista Paul Greengrass, ma spesso è difficile rinunciare a buoni contratti, più semplice tacitare la propria coscienza. In questo modo i titoli si inanellano uno dopo l’altro. Jason Bourne e le sue storie hanno riferimenti all’attualità – qui a si inizia ad Atene durante le manifestazioni contro l'austerità in piazza Sintagma – e questo fa sperare anche questa volta in un film diverso, interessante, piacevole. Purtroppo l’opera si trasforma subito in un blockbuster, pieno di roboante – e spesso disturbante – azione spettacolare bene realizzata, ma non necessariamente utile all’economia del film. Il finale, poi, ambientato a Las Vegas è una summa di scene pericolose che emozionano (e fanno paura) per il rischio che c’è sulle spalle degli stuntman. È, comunque, un film professionale, ben girato e interpretato accettabilmente: quello che manca è una sceneggiatura che regga. Un giovane soldato dopo avere saputo che la morte di suo padre era stata causata da terroristi, si era offerto volontario per un programma sperimentale in cui lo trasformano in una macchina da guerra considerata, però, difettosa e che i creatori cercarono di distruggere. Passano gli anni, scopre la sua vera identità ma sembra accettare ogni cosa con serenità e fa perdere le sue tracce agli ex amici. Fino a quando un'organizzazione senza scrupoli, più pericolosa del Governo, riporta Bourne nuovamente in azione. Complicazioni.
