Mr. Cobbler e la bottega magica di Thomas McCarthy nasce nella cornice di una bella leggenda yiddish che racconta del calzolaio ebreo Max, ultimo esponente di una generazione di scarpai del Lower East Side di New York. Lui è abbastanza in là con gli anni, totalmente disilluso della vita ed attento alle cure di una madre bizzarra che non ha ancora superato il dolore – odio per la scomparsa repentina e misteriosa, avvenuta anni prima, del marito.
Vive sempre entro le quattro mura di una bottega che subisce più che amare, costretto ad un lavoro che non gli piace. Non ha veri rapporti con le donne, esclusa la madre di cui si prende cura in modo quasi ossessivo. Un giorno scopre in magazzino una vecchia risuolartice dai poteri magici che permette di indossare l'aspetto fisico di chiunque, a patto di calzarne le scarpe. Si apre così per lui la possibilità di vivere finalmente la vita, indossando i panni dei clienti che ha sempre invidiato siano essi uomini di successo o gangster. Da questa possibilità nascono equivoci e incidenti a non finire, sino al momento in cui la storia s’incanala su binario del solito scontro, con finale consolatorio, con la speculatrice cattivissima che vuole sfrattare i proprietari di un vecchio fabbricato per raderlo al suolo e costruire al suo posto un complesso di lusso. Lo spunto di partenza è accattivante e promette più di quanto non conceda realmente. Ottimo il cast che anima il film ad iniziare da Adam Sandler, qui particolarmente misurato. Gli fanno da spalle, se così si può dire, un efficace Steve Buscemi e un Dustin Hoffman presente solo per impegni contrattuali.