Isabelle Reed è una celebre fotografa i cui scatti compaiono spesso sul New York Times perciò l’agenzia per cui lavora la tiene in gran conto. Dopo aver documentato gli orrori delle guerre asiatiche e mediorientali decide di lasciare il lavoro per restare con marito e figli.
Poco dopo muore in un incidente d’auto che ha molti tratti di un suicidio. Tre anni dopo l’agenzia che l’impiegava affida a un suo compagno d’avventure e amante, ma solo durante le spedizioni di lavoro, il compito di allestire una mostra delle sue migliori foto. Lui accetta, ma decide di scrivere un pezzo in cui si svela la vera caratteristica della morte della donna. Vedovo e orfani vanno in crisi davanti a quest’improvviso bagno di verità, il rampollo più giovane, in particolare, vacilla pericolosamente, rifiuta di parlare con il padre e scrive lunghi brani in cui rivive il rapporto con la madre. Dopo varie turbolenza, collegate anche alla relazione segreta che il vedovo intrattiene con un’insegnate del figlio minore, le cose si sistemano e il piccolo nucleo di superstiti ritrova una parvenza di serenità. Segreti di famiglia porta la firma del norvegese Joachim Trier ed è una storia familiare con abbondanti venature melodrammatiche che sbandiera, come fiori all’occhiello, le interpretazioni - per ha verità entrambe piuttosto piatte - di Isabelle Huppert e Gabriel Byrne. E’ uno di quei film falsamente anticonformisti, in realtà prevedibili dalla prima all’ultima inquadratura.