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Flags of Our Fathers ···· Flags of Our Fathers ···· Hot

Flags of Our Fathers ····

ImageFlags of our Fathers (Le bandiere dei nostri padri) è, nonostante parli della seconda guerra mondiale, un grande film sulla tragedia irachena, meglio un’impietosa denuncia contro le menzogne, la crudeltà con cui la politica accompagna qualsiasi conflitto. Motore della storia è la famosa foto scattata durante la Battaglia d’Iwo Jima (19 febbraio - 26 marzo 1945) per il possesso dell’isola giapponese che costituiva una sorta di porta per l’aggressione alle isole nipponiche. L'istantanea ritraeva sei soldati americani uniti nello sforzo di innalzare la bandiera a stelle e strisce e divenne una sorta d’immagine simbolo della vittoria contro il Giappone, tanto che su di essa fu plasmato il Marine Corps War Memorial, meglio conosciuto come monumento d’Iwo Jima.

Una foto simbolo che, poche settimane dopo si scoprì frutto di un’accurata regia, visto che non ritraeva la prima bandiera issata sul monte Suribachi, il più alto dell’isola, bensì un secondo alzabandiera tenuto qualche tempo dopo, quando l’isola non era stata ancora interamente conquistata dall’esercito USA. Prova ne è che tre dei marine ritratti in quella foto, morirono nei combattimenti che continuarono. I tre soldati superstiti, uno parzialmente estraneo all’evento, furono inviati in patria per partecipare ad un giro promozionale per la raccolta del settimo prestito bellico. Le finanze USA erano al collasso, la precedente emissione si era dimostrata un fallimento, mancavano i soldi per munizioni e benzina, la guerra, vittoriosa sul campo, rischiava di trasformarsi in una disfatta per mancanza di mezzi. L’operazione andò in porto e fruttò una mole imponente di denari. Clint Eastwood, regista, e Steven Spielberg, produttore, affrontano questa vicenda con un occhio attento alle menzogne propagate dall’amministrazione di George W. Bush, per giustificare la seconda guerra irakena e il suo proseguimento. Il contrasto su cui si basa il film è sulla vita, il grande coraggio quotidiano di questi uomini, che combattono più per solidarietà di gruppo che per ideali patriottici, e il baraccone menzognero messo su dal circo mediatico al servizio del potere politico. E' una montatura che collide con la realtà del paese, come dimostra la sequenza in cui uno degli eroi, un indiano, è cacciato da un bar in cui non sono ammesse persone di colore. La regia guida le scene di battaglia con spirito realistico e mano ferma, non trascurando le immagini scioccanti, ma avendo cura di inserirle sempre in una precisa situazione. Il discorso di Clint Eastwood è tipico di una cultura profondamente americana le cui origini protestanti considerano la menzogna come uno dei peggiori delitti, nello stesso tempo mette in luce una sorta d’anarchismo che rivaluta l’individuo e diffida del potere politico. E’ un film molto bello, di grande significato morale a cui si perdonano facilmente alcuni eccessi nella costruzione a flash back intrecciati. Una nota di merito a parte merita la scelta cromatica voluta dal regista che, utilizzando filtri grigio - blu, ricostruisce immagini che citano quelle famosissime, girate da John Ford per la battaglia di Midway nel 1942.

valutazione: 1 2 3 4 5

Regia: Clint Eastwood; soggetto dai libri di James Bradley e Ron Powers; sceneggiatura: William Broyles Jr., Paul Haggis; interpreti: Ryan Phillippe, Jesse Bradford, Adam Beach, John Benjamin Hickey, John Slattery, Barry Pepper, Jamie Bell, Paul Walker, Robert Patrick, Neal McDonough, Melanie Lynskey, Thomas McCarthy, Chris Bauer, Judith Ivey, Myra Turley, Joseph Cross, Benjamin Walker, Alessandro Mastrobuono; produttori: Clint Eastwood, Robert Lorenz, Tim Moore, Steven Spielberg; musica: Clint Eastwood, fotografia: Tom Stern; montaggio: Joel Cox; ricerca attori: Phyllis Huffman; scenografia: Henry Bumstead; direzione artistica: Adrian Gorton, Jack G. Taylor Jr.; arredamento: Richard C. Goddard; costume: Deborah Hopper; società produttrici: DreamWorks SKG, Warner Bros. Pictures, Amblin Entertainment, Malpaso Productions; nazionalità: USA; anno di edizione: 2006; durata: 132 min.

 

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