Il film segna il debutto nella regia di Shintaro Shimosawa, preceduto da una decina di anni maturati scrivendo e producendo per il cinema e per la televisione. Prima ha co - prodotto due film horror: The Grudge (2004) The Grudge 2 (2006), entrambi di Takashi Shimizu, ha scritto e prodotto il mediocre The Echo (2008) di Yam Laranas, nonché il terribile Repentance (2013) di Philippe Caland.
Appare difficile capire le ragioni dei finanziatori nell’offrirgli due premi Oscar e in generale un buon cast per il suo debutto con una storia scritta nello stile di John Grisham. Ci troviamo di fronte ad un legal thriller di livello molto basso, con una sceneggiatura scritta in maniera arzigogolata, senza mai prevedere una certa credibilità in quanto detto. Per peggiorare le cose ci sono coreani arrabbiatissimi, cadaveri che si spostano (o che vengono spostati), attrici incapaci di profferire battute accettabili. In pratica, si assiste ad un film e ci si rende conto che il regista aveva in mente tutt’altro. Cerca di essere raffinato, di indirizzare la fotografia verso inquadrature complesse e composite, di fare vedere New Orleans in maniera differente. Peccato che non si ricordi che lo script e la narrazione dovrebbero essere meno sconfortanti. L’impressione è che, preoccupato per questo suo debutto con attori famosi, abbia voluto essere un vero autore senza sapere leggere, come regista, una sceneggiatura. Josh Duhamel è un giovane avvocato rampante che cerca di cavalcare un caso molto pericoloso per ottenere notorietà e denaro. Al Pacino è uno dei soci dello Studio per cui lui lavora. Anthony Hopkins è lo spregiudicato uomo d’affari che non si preoccupa, con la sua casa farmaceutica, di provocare molte morti. I tre sono accomunati dalla mediocrità delle loro prove, probabilmente legate alla consapevolezza di lavorare in una produzione con problemi nella struttura di base. Le attrici sono peggio di loro, con Malin Akerman addirittura ridicola nei panni di un ex del avvocato e Alice Eve che dà alla sua Charlotte un senso di disagio interpretativo. La distribuzione italiana ha cambiato il titolo originale – Misconduct (Cattiva condotta) - in Conspiracy, La Cospirazione. Probabilmente, la loro scelta porterà al cinema qualche spettatore in più ma, forse, sarebbe loro convenuto che nessuno si accorgesse del film. Giovane e ambiziosissimo avvocato, contattato da una sua ex che gli svela delitti e misfatti, si ritrova coinvolto in un delicato intrigo di potere tra un corrotto manager farmaceutico e uno dei soci del suo studio legale. Il caso prende una svolta pericolosa, costringendo l'uomo ad una disperata corsa col tempo per cercare di scoprire la verità prima di perdere ogni cosa.
