Giulio Base, attore convertitosi alla regia, ha ottenuto ottimi risultati soprattutto con la serie Don Matteo di cui ha diretto una cinquantina di episodi. Ha debuttato con il non riuscito Crack (1995), dopo di che ha diretto vari film di genere, soprattutto nel ambito del dramma e del crimine. Si è avvicinato alla commedia con Il pretore (2014) trasposizione di un bellissimo romanzo di Piero Chiara in un film povero ed inconcludente interpretato da Francesco Pannofino.
Ora, ritenta l’esperienza mettendosi a disposizione di Massimo Boldi che, dopo avere abbandonato i cine-panettoni e De Sica, non ha più ritrovato il successo dei tempi passati, probabilmente perché il settantenne lombardo ha paura di rinnovarsi. Non vuole tentare vie differenti dalla commedia, preferendo la sicurezza che gli è garantita dallo zoccolo duro dei suoi non numerosissimi fan all’esperienza nuova di personaggi un po’ meno ripetitivi e volgari. In questo caso il regista firma anche lo script (costruito anche sulla base dei consigli di Massimo Boldi) e cerca i rendere simpatici suoi personaggi creando situazioni classiche in cui è facile ottenere la complicità degli spettatori. Calcio, belle ragazze nude, tradimenti, sorprese con donne tali solo per l’aspetto esteriore, goliardate di mariti lontani dalle moglie. La coppia dei campioni vuole essere un prodotto di intrattenimento e, ogni tanto, ci riesce anche se per i pochi minuti che offrono occasioni di risate grevi. Nel complesso si deve sopportare un insieme di situazioni narrative mal amalgamate che rischiano di offendere anche il buon gusto. Magazziniere che ruba le maglie per portarle al figlio, dirigente di marketing con amante non giovanissima e poco raffinata che vive sullo stesso pianerottolo del collega (un appartamento semplicemente arredato di fronte all’altro lussuoso e con personale di servizio), paesi del Est raccontati alla maniera qualunquistica del turismo sessuale. Massimo Boldi ripete il suo solito personaggio e trova un’ottima spalla in Max Tortora che cerca di dare un minimo di spessore a quest’uomo che si arrangia per vivere. Massimo Ceccherini è lo stralunato pappone che la sceneggiatura non riesce a rendere in maniera accettabile. La cabarettista Anna Maria Barbera si esibisce nel suo solito repertorio di scollature e battute prive di interesse. Due dipendenti della stessa multinazionale, che sponsorizza il calcio vincono due biglietti per la finale della Champions League in cui dovranno fotografare il trofeo con il logo dell’azienda. Uno milanese, l'altro romano, uno benestante e vice direttore, l'altro nullatenente e magazziniere, si conoscono solo all'aeroporto dove si imbarcano insieme per Praga e si detestano immediatamente. Una forte turbolenza costringe l'aereo a un atterraggio di emergenza in Slovenia. L'attesa si fa lunga, troppo lunga, a questo punto i due tentano di raggiungere la Repubblica Ceca con mezzi propri. Imprevisti, tradimenti, vendette reciproche, armistizi, litigate furiose renderanno il viaggio indimenticabile.
