Nei trailer del film si pontifica dicendo: La vera storia del primo artista nero. Da questa frase prende l’avvio un giudizio non positivo su di un film buonista che racconta poco della vera storia di quest'artista di colore e molto inventa. Troppa fantasia usata per portare a casa una morale qualunquista ma che permette a tutti di sentirsi più buoni: di vero ci sono i nomi dei protagonisti e poco altro.
Mister Chocolat racconta la storia di un ex schiavo nato a Cuba quando l'isola era una colonia spagnola, che conquistò Parigi in coppia con un artista bianco, di un duo che forse era anche legato da dipendenze caratteriali e sessuali, con il dominante (il bianco) ed il dominato. Nel film di Roschdy Zem questo, come altri temi che potevano fare la differenza, è solo accennato per timore che possa disturbare. Più noto, e più bravo, come attore, il cinquantenne figlio di emigranti è qui alla sua quarta regia, ma questo è il suo primo film distribuito in Italia, probabilmente per la presenza di Omar Sy, notissimo al pubblico soprattutto per Quasi amici – Intouchables (Intouchables, 2011) di Olivier Nakache e Éric Toledano. La gestazione di questo film è stata lunga e sofferta. L’acquisto dei diritti del libro, non ancora completato, di Gérard Noiriel, la sceneggiatura affidata al debuttante Cyril Gély, che non ha accontentato i produttori, l’adattamento portato a termine da tre persone tra cui il regista scelto per dirigerlo. Il risultato finale, nonostante la bravura dei protagonisti, è poco più che sufficiente avendo scelto di raccontare la storia con la classica costruzione di ascesa e crollo di un artista con troppe cose inesatte messe lì per costruire personaggi che potessero funzionare al botteghino. Rafael Padilla, questo il vero nome di Chocolat, è drammatizzato con voli pindarici a dir poco fantasiosi, quali l’arresto razzistico avvenuto perché senza documenti, la sua interpretazione a teatro nell’Otello, ruolo che non gli è stato mai offerto, il suo ribellarsi perché utilizzato come spalla di un clown di colore. Per fortuna si accenna, almeno, al vizio del bere, ai tradimenti, alle perdite al gioco. Nonostante questi difetti il protagonista ne esce come un santo dipinto agiograficamente. Omar Sy è molto bravo, come sempre, ma la piacevole sorpresa viene dal meno noto James Thierree. Attore, autore, regista di teatro sperimentale ma con cultura circense, prestato al cinema per alcune buone caratterizzazioni, che qui dà al suo personaggio veridicità e spessore combattendo contro quanto gli era stato inflitto dalla sceneggiatura. La storia del clown Chocolat, dal circo al teatro, dall'anonimato alla fama è raccontata in maniera molto romanzata. Primo nero sulla scena francese, perché scelto dal pagliaccio Footit quale sua spalla, riscuote un grande successo nella Parigi della Belle Époque (1871 - 1914). La fama, i soldi facili, il gioco d'azzardo e la discriminazione condizioneranno l'amicizia tra i due e la carriera del ex schiavo, nato a Cuba nella seconda metà del ottocento, che aveva anche posato per Toulouse Lautrec e che era stato immortalato dai Fratelli Lumiere.