Ogni volta che appare un film di Renzo Martinelli, si ha sempre la speranza di poterne parlare bene, che qualcosa sia cambiato rispetto ai precedenti. Il sessantottenne brianzolo ama i temi difficili e realizza film denuncia che, a suo parere, dovrebbero essere basati su inconfutabili prove.
Vajont - La diga del disonore (2001) è una ricostruzione dei fatti apparentemente completa ma lacunosa nelle prove, Piazza delle Cinque Lune (2003) col rapimento e il successivo omicidio di Aldo Moro con analoghe caratteristiche. Non solo, anche quando si cimenta nel biopic - Carnera - The Walking Mountain (2008) con un cast che comprendeva Paul Sorvino, F. Murray Abraham, Burt Young e Nino Benvenuti – ha l’esigenza di svelare segreti non sempre documentabili, e anche nei tristi film storici 11 settembre 1683 (2012) sulla Battaglia di Vienna nonché Barbarossa (2009) su Federico Barbarossa continua a proporsi come saccente professore che vuole insegnare agli spettatori. Stimatissimo fino a quando realizzava videoclip per Alice, Battiato, Dalla o Pino Daniele ma anche campagne pubblicitarie per importanti marchi, ha iniziato a creare dissensi sulla sua figura da quando nel 1994 debuttò con Sarahsarà – drammatica storia di giovane africana che perde l’uso delle gambe – per proseguire con Porzûs (1997) sull’eccidio avvenuto in quella località. Con Ustica il giudizio negativo permane, confermando che Martinelli – probabilmente sincero e documentato per raccontare le sue vicende – ha difficoltà nel linguaggio cinematografico. Dialoghi ridicoli e qualunquisti – Non sono gli storici a scrivere la storia, è la Ragione di Stato – costruzione delle immagini molto dilettantistica – l'elicotterista chiaramente non in volo nelle scene d’azione, inseguimenti tra caccia a livello di pessimi videogiochi, piloti che parlano alla torre di controllo in italiano – incapacità di creare un minimo di drammaticità in dialoghi che sembrano usciti da una mediocre telenovela sudamericana. Il regista è convinto di essere bravo e al grido di famolo strano ci propone immagini storte o fotografia satura. Intanto, tutti gli attori boccheggiano anche se cercano di fornire un corretto contributo alle teorie del regista - soggettista, produttore, distributore - basate sulla certezza di avere trovato nuove inconfutabili prove del fatto che casi famosi e complessi abbiano semplici soluzioni investigative fino ad ora non viste. Probabilmente, le sue teorie potrebbero interessare ai Pubblici Ministeri, non certo al pubblico.