Questo accorato biopic, fortemente voluto dalle figlie dell’atleta di cui si è poco parlato seriamente, è la storia di James Cleveland Jesse Owens campione olimpico a Berlino nel 1936 in una Germania dominata dal Nazismo e da Adolf Hitler. Nonostante le fortissime tensioni razziali nell’America che si leccava le ferite dopo la Grande Depressione, riesce ad ottenere la convocazione alle Olimpiadi di Berlino, grazie al supporto del coach dell’Ohio University, Larry Snyder, che si impone e riesce anche a contrastare la volontà di gran parte del Comitato Olimpico Americano teso a boicottare le Olimpiadi.
Grazie alla mediazione del presidente del Comitato stesso, la squadra partecipa e Jesse si aggiudica quattro medaglie d’oro nella Germania dell’ariano uomo perfetto. Molta è la leggenda, poco la realtà presente su questa impresa che ha dell’epico, soprattutto per le difficoltà di riuscire a prepararsi e a gareggiare in un paese dove solo formalmente il razzismo era stato estirpato. A Los Angeles nel 1964 Carl Lewis vinse altrettanti ori nelle stesse quattro gare, ma in condizioni sociali differenti e, soprattutto, nell’amica California. Owens è stato importante come simbolo, come volano per allontanarsi forse definitivamente dal cancro legato al colore della pelle, ora, peraltro, sostituito dall’appartenenza a un credo legato al mondo dell’Islam. Race – Il colore della vittoria si basa sulla sceneggiatura scritta da Joe Shrapnel e Anna Waterhouse, con la supervisione della Fondazione Jesse Owens nonché delle figlie. Il film si concentra sugli anni più intensi della storia del futuro olimpionico, dall’arrivo del diciannovenne all’Ohio State University, ai successi di appena due anni dopo sul palcoscenico internazionale di Berlino. Stephen Hopkins – il cui primo film noto è stato il mediocre Nightmare 5 - Il mito (A Nightmare on Elm Street: The Dream Child, 1989) ma che ha realizzato anche titoli interessanti quali Under Suspicion (2000) con Morgan Freeman e Gene Hackman, il riuscito biopic Tu chiamami Peter (The Life and Death of Peter Sellers, 2004) interpretato da Geoffrey Rush, Charlize Theron ed Emily Watson, nonché il drammatico Cuba Libre – La notte del giudizio (Judgment Night, 1993) con Emilio Estevez e Cuba Gooding Jr. - tenta di rendere giustizia ad un campione che anche in patria continuò ad avere problemi per il colore della sua pelle, per essere esploso in un mondo legato soprattutto ai bianchi. Non sempre ci riesce e la sua frequentazione continuativa del piccolo schermo è un suo limite narrativo, ma grazie alla ottima prova di Stephan James il film è quasi convincente. Tra i comprimari, buone anche le prove di Jeremy Irons e William Hurt. 1936, il Comitato Olimpico Americano vorrebbe boicottare le Olimpiadi di Berlino in segno di protesta contro Hitler, ma gli Stati Uniti partecipano infine all'evento e Jesse, grazie alla sua determinazione e alle sue capacità atletiche, riuscirà in un'impresa ancora oggi considerata mitica.