Il quarantaseienne danese Thomas Vinterberg è regista sempre molto interessante, a volte entusiasmante. Già autore conosciuto e stimato, insieme a Lars von Trier redige il manifesto del Dogma 95 – la loro Zentropa è la produttrice anche di quest’opera– e nel 1998 s’impone con Festen - festa in famiglia (Festen), il primo film realizzato seguendo le regole del difficile manifesto e che ottiene numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il Premio della giuria al Festival di Cannes.
Il regista realizza tre film in lingua inglese che fanno pensare a un suo definitivo allontanamento dalla Danimarca: Le forze del destino (It's All About Love, 2003) interpretato da Joaquin Phoenix e Sean Penn, Dear Wendy (Dear Wendy, 2005) scritto da Lars von Trier, e più recentemente Via dalla pazza folla (Far from the Madding Crowd, 2015), adattamento dell'omonimo romanzo di Thomas Hardy. In realtà alterna due mondi cinematografici diversi e realizza nel contempo altri titoli molto coinvolgenti, quali la commedia Riunione di famiglia (En Mand kommer hjem, 2007), seguito dal drammatico Submarino (idem, 2010) che era stato presentato in anteprima alla Berlinale 2010 nella sezione concorso. Il sospetto (Jagten, 2012) ottiene una nomination agli Oscar e una ai Golden Globe come miglior film straniero. In questa occasione, non siamo davanti ad un capolavoro ma il regista, coinvolto emotivamente dal taglio autobiografico della storia, è comunque riuscito a confezionare un buon film. La comunità, tratta dalla commedia da lui scritta e diretta presentata con successo al Burgtheater di Vienna, racconta di quegli anni settanta in cui la libertà sessuale ed intellettuale aveva dato vita a questo tipo di aggregazione sociale, molte volte forzosa perché non condivisa allo stesso modo dai partecipanti. Il regista ha vissuto un’esperienza simile dai 7 anni ai 19 ed è facile identificarlo nel personaggio di Freja, la saggia adolescente figlia della coppia che aveva dato vita a un’esperienza che si rivela disastrosa. Liti, allegria, gelosie, grandi feste, amarezza, il piacere vissuto in maniera completa: temi trattati con freschezza ma non senza la giusta carica di drammaticità. La protagonista, Trine Dyrholm, ha vinto a Berlino l’Orso d’argento per l'interpretazione, ma tutti gli interpreti sono molto funzionali a cominciare da Ulrich Thomsen, il padrone di casa poco convinto fautore dell’esperimento. Erik, docente di architettura eredita la vecchia casa del padre, una villa di ben 450 metri quadrati, Su consiglio dalla moglie, nota giornalista televisiva, invita gli amici ad andare a vivere con loro. In questo modo la donna spera di sfuggire alla noia che ha cominciato a far breccia nel loro matrimonio. In poco tempo, una decina di donne, uomini e bambini si trasferiscono nella casa di campagna. Il gruppo inizia a convivere prendendo insieme le decisioni, affrontando discussioni e dibattiti, ma quando l’uomo si innamora di bella ragazza e la porta nella casa, tutto sembra crollare.
