Il ritorno dietro la macchina da presa del quotato sceneggiatore Massimo Gaudioso è legato al remake di un piacevolissimo film canadese, La grande seduzione (La grande séduction, 2003) diretto da Jean-François Pilon.
Dopo i suoi primi tre titoli - Il caricatore (1996), Un caso di forza maggiore (1997), La vita è una sola (1999) – in cui era anche attore e autore dello script, ha abbandonato la regia e ha collaborato a tutte le sceneggiature di Matteo Garrone, dedicandosi con successo anche alla commedia. Ha scritto Uno su due (2006) interpretato da Fabio Volo e diretto da Eugenio Cappuccio, Benvenuti al Sud di Luca Miniero con un bel ruolo per Nando Paone. Fabio Volo e Nando Paone compaiono anche fra gli interpreti di Un paese quasi perfetto. Non si capisce perché questo regista, che è stato co-sceneggiatore per film di Daniele Ciprì, Carlo Verdone e Luca Miniero, abbia scritto e diretto senza voglia questo remake che era già stato anticipato, un paio di anni orsono, dal mediocre Un village presque parfait di Stéphane Meunier. E’ vero, si finge d’interessarsi del sociale – tutto il paese è in cassa integrazione dopo la chiusura della miniera d’oro che funzionava nei pressi – e questo permette di ottenere un accettabile contributo dal MIBACT come opera di interesse culturale. Tuttavia questo tema, grazie ad un certo qualunquismo di base, offende chi segue i dialoghi. Inutile prendersela con lo Stato che dà loro una miseria, non considerare negativo il personaggio interpretato da Silvio Orlando, che continua ad incassare quanto erogato ad una persona deceduta (per l’INPS lui è vivo) o la figura dell’ex sindaco che, quale agente di Polizia, blocca Fabio Volo e lo ricatta per non denunciare la fidanzata in possesso di droga. Facessero almeno ridere queste trovate: rendono ancora più triste ed inutile il tentativo di fare ironia a tutti i costi. Per fortuna, Silvio Orlando e Nando Paone riescono a costruire i loro personaggi in maniera simpatica, Fabio Volo, invece, dimostra limiti notevoli. Pietramezzana, piccolo paese sperduto nelle Dolomiti lucane, ha solo centoventi abitanti, quasi tutti ex minatori, che sopravvivono con i soldi della Cassa Integrazione. Il borgo potrebbe ospitare una nuova fabbrica se ci fossero avessero almeno duecentocinquanta abitanti e un medico fisso. Domenico (Silvio Orlando) invia SMS a tutti i medici senza risultati. L’ex sindaco, che ora lavora come agente di Polizia, ferma per un controllo un chirurgo estetico con fidanzata al seguito. Scopre che sono in possesso di droga e li costringe ad accettare di stare nel paese per trenta giorni. Tutti gli abitanti si danno da far sentire felice il medico, lui quasi accetterebbe di rimanere, ma il diavolo fa le pentole e non i coperchi.