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Il club

Cast, Crew, Infos - Cinema

Titolo originale
El club
Sceneggiatura
Pablo Larraín, Guillermo Calderón, Daniel Villalobos,
Interpreti
Roberto Farías, Antonia Zegers, Alfredo Castro, Alejandro Goic, Alejandro Sieveking, Jaime Vadell, Marcelo Alonso.
Nazionalità
Anno
Durata
98

Pablo Larraín, quarantenne regista cileno, è un nome che ha saputo imporsi in pochi anni sulla scena internazionale dopo essere stato molto premiato per la sua attività nella pubblicità. E’ una forza della natura, un autore che ha saputo imporre la sua firma stilistica anche quando ha prodotto per la HBO la serie Profugos (Profughi) sulla situazione di chi deve fuggire dalla patria per non soccombere. Conosciuto soprattutto per il bellissimo Tony Manero (2010) – il suo protagonista Alfredo Castro è tra gli interpreti di Il club – ma anche per il drammatico Post Mortem (2010) e No - I giorni dell'arcobaleno (No, 2012), tratta sempre temi difficili e scomodi con grande bravura.

Qui parla di quattro uomini, tutti sacerdoti o ex sacerdoti, che vivono isolati in una piccola casa di una città della costa cilena. Ognuno di loro ha commesso un peccato, ed è diventato prigioniero della propria identità. Ora vivono seguendo rigide regole, sotto l'occhio vigile di una donna che si prende cura di loro. La fragile stabilità della routine viene interrotta dall'arrivo di un quinto ospite, un nuovo compagno di sventure, che porta in primo piano un passato che tutti credono essere ormai dimenticato. Sono accusati di pederastia, di rapimento e commercio di neonati, di omosessualità su minorenni e così via. La donna è una suora anche lei con qualcosa da farsi perdonare o nascondere. Poco si sa del uomo che crea lo scompenso, il quale viene riconosciuto da un pescatore del luogo come il suo violentatore quando aveva otto anni: per la vergogna, l’ex prete si suicida. Tutto questo accade nei primi minuti; man mano il dramma – seppure a tratti con atmosfere da commedia – si sviluppa a causa dell’arrivo di un gesuita, psicologo molto esperto, che indaga su quella morte. Sceneggiatura perfetta, attori ai massimi livelli. Il regista non punta il dito contro questi peccatori, perché proprio seguendo la logica cattolica devono essere perdonati. Il suo disagio è per una Chiesa protetta dalle autorità cilene che può far evitare il carcere a suoi appartenenti che hanno compiuto gravi delitti e non solo morali, facendo avere loro la stessa immunità che hanno avuto i militari golpisti. La denuncia questa connivenza tra Stato e Clero sfocia in un finale forse rassegnato, sicuramente scritto da chi sa che le cose non potranno cambiare. La regia punta in maniera impietosa l’obbiettivo sugli attori, mette in condizione anche il pubblico di sentire un forte disagio e testimonia le situazioni senza aggiungere commenti o giudizi. E’ un film che richiede grande attenzione per non perdere i piccoli particolari che lo fanno grande e che è destinato a rimanere tra i migliori di questo cineasta. Un titolo che, giustamente, ha vinto l’Orso d’argento alla Berlinale - Gran Premio della Giuria.

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opinioni autore

 
Il club 2016-02-22 11:52:27 Umberto Rossi
Giudizio complessivo 
 
8.0
Opinione inserita da Umberto Rossi    22 Febbraio, 2016
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