Quentin Tarantino (1963) è un regista americano molto controverso: per alcuni è un vero innovatore del cinema moderno, per altri un vero e proprio imbroglione che nasconde sotto un manto di violenza un cinema più attento al botteghino che all’espressività.
Se è consentito un appunto personale chi scrive si colloca a mezza strada, riconoscendo la forza dei primi titoli di questo cineasta in cui la regia raggiunge un equilibrio apprezzabile fra ironia e violenza [Le iene (Reservoir Dogs, 1992), Pulp Fiction (1994), Jackie Brown (1997)] ed esprimendo non pochi dubbi sulla produzione successiva, in particolare su Kill Bill vol. 1 (2003), Kill Bill vol. 2 (2004) e, soprattutto, Grindhouse - A prova di morte (Death Proof, 2007). The Hateful Eight (letteralmente Gli otto pieni d'odio) si colloca a mezza strada in questa ideale scala di valori, propendendo più per il lato negativo che per quello positivo. Un giudizio che nasce sia dalla scarsa originalità dell’opera, sai per il gusto grandguignolesco che l’attraversa. Ottavo film del regista, come ci ricorda una didascalia in apertura, racconta il soggiorno forzato di otto personaggi in un emporio collocato in un paesaggio invernale e solitario dello Wyoming. Queste figure, fra cui un cacciatore di taglie che si porta dietro, ammanettata, una donna destinata alla forca e sul cui capo pende una corposa taglia, iniziano a spararsi, accoltellarsi, avvelenarsi sino all’esplodere di un finale poco sorprendente e molto truculento. Il regista ha preso alcuni elementi tipici del western classico (l’attesa in un luogo chiuso, i personaggi che si rivelano ben diversi da ciò che appaiono, i duelli improvvisati) e li ha inseriti in un meccanismo blandamente thriller costellato di frasi politicamente scorrette e riferimenti alla violenza che segnava il clima della frontiera l’indomani della guerra di secessione americana (1861 - 1865). Un miscuglio di materiali scarsamente omogenei messo assieme più per costruire un film da inserire fra i record (oltre tre ore di proiezione nella versione ufficiale) che non fra quella delle opere autenticamente innovative.
