Carlo Verdone (1950) è l’esponente di una generazione di cineasti di cui rimangono pochissimi esemplari: quella dei registi e attori di film medi. E’ una qualifica tutt’altro che negativa visto che un tempo questo genere era la spina dorsale della nostra cinematografia e rimane tale anche sotto altre latitudini, ad esempio in Francia.
Con questa definizione si indicano degli onesti e bravi artigiani che costruiscono film come piccole opere perfette, senza ambiare a realizzare capolavori immortali, ma badando a costruire solidi film destinati a piacere a un vasto pubblico pur senza l’ambizione di battere record d’incassi o entrare nella Storia, ovviamente con la S maiuscola, del cinema. L’abbiamo fatta grossa rientra appieno in questo tipo di produzione e vi aggiunge la nascita di una copia comica di sorprendente e d'inedito spessore: quella formata dal regista e Antonio Albanese. La trama, come si conviene, è flebile, le situazioni che scorrono sullo schermo hanno una taglio abbastanza prevedibile pur con qualche guizzo d’originalità come la sequenza del lettino solare e quella del furto della valigetta piena di denaro sporco. Un investigatore da quattro soldi accetta come cliente un attore che ha perso la memoria dopo l’abbandono della consorte. Lo scopo è quello di recuperare materiali compromettenti per limitare le pretese dell’ex – moglie. Un equivoco porterà allo scambio fra una valigetta piena di denaro tangentizio e il contenitore di un mazzo di foto porno dell’attore smemorato. Da questo punto scatta un meccanismo che vede in scena un onorevole corrotto e i suoi sgherri, con finale in carcere dei due poveracci e scoperta che il proprietario del losco malloppo era proprio il parlamentare. Chiusura con una pernacchia liberatrice che cita apertamente l’episodio Il professore (Eduardo De Filippo, 1900 – 1984) de L’oro di Napoli, film del 1954 diretto e interpretato (fra gli altri) da Vittorio De Sica.