I Piccoli brividi creati dallo statunitense Robert Lawrence Stine (conosciuto come R. L. Stine) sono stati uno straordinario successo: fino ad ora, i libri della serie hanno venduto oltre 500 milioni di copie in tutto il mondo e sono stati tradotti in 32 lingue tanto che, secondo il Guinness dei primati, sono la serie di libri per bambini più venduta di tutti i tempi.
Uno dei racconti ha dato vita al film televisivo R.L. Stine - I racconti del brivido: Non ci pensare! (The Haunting Hour: Don't Think About It, 2007) di Alex Zamm, ma altri sono stati ad essi ispirati. Il prolifico scrittore statunitense ha scritto, dal 1992 al 2000, 62 volumi di questa serie che tuttora prosegue con altro nome. Hanno un preciso target che è stato individuato da 9 a 13 anni, prima si potrebbero spaventare e dopo quella età si annoiano. Rob Letterman, specialista di un tipo di commedia al di fuori dai canoni classici, aveva già realizzato il meno riuscito I fantastici viaggi di Gulliver (Gulliver's Travels, 2010); inoltre, aveva diretto due animazioni anomale quali Shark Tale (2004) e Mostri contro Alieni (Monsters vs. Aliens, 2009). Qui riesce a portare a casa un film di tecnica mista in cui i mostri sono realizzati in grafica e tutto il resto è poggiato sulla interpretazione di un gruppo di attori sicuramente ben scelti. Jack Black entra in azione dopo circa 40 minuti dall’inizio ed è una spalla di lusso per i tre ragazzini, veri protagonisti della vicenda. Ha il nome dello scrittore che ha creato Piccoli brividi e che è messo in competizione con Stephen King. Il diciannovenne Dylan Minnette, con una grande esperienza televisiva che ha maturato da quando aveva otto anni, è molto espressivo e rende credibile l’adolescente in crisi sia per la morte del padre sia per il trasferimento da New York ad una città di provincia. La sua nuova vicina, nonché figlia del romanziere, è la brava diciottenne israeliana Odeya Rush. Il nerd loro amico è il diciannovenne Ryan Lee anche con ultradecennale esperienza televisiva e tra i protagonisti di Super 8 (2011). Dopo i primi venti minuti in cui sono presentati i vari personaggi, il film si trasforma in un horror non troppo invasivo ma che sa fare bene il proprio mestiere. I personaggi che fanno più paura – una paura molto soft – non sono i mostri ma i nanetti da giardino e il pupazzo del ventriloquo che si dimostrano i più pericolosi dietro un’apparenza bonaria. Un adolescente abbandona con la madre New York dopo la morte del padre, evento che lo ha molto segnato, per trasferirsi in una cittadina di provincia. Qui, come vicina di casa, ha una bella coetanea che scopre essere la figlia di un noto autore di racconti horror. Fa amicizia con un nerd e va con lui nella casa della ragazza perché hanno sentito delle urla terribili. Sembrerebbe un falso allarme ma, aprendo un manoscritto del romanziere, liberano i mostri in essi contenuti, incubi con cui l’uomo convive. La città è assediata da questi violenti ma i tre giovani riusciranno a riportare tutto alla normalità.