Debutto alla regia nel lungometraggio del trentunenne statunitense Andrew Renzi, fino ad ora autore di tre corti e di un documentario, è un film da lui stesso scritto e che ha il sapore del prodotto per tutte le stagioni questo significa che, privo come è di interesse, annoia spesso e volentieri.
E’ un dramma virato al melò, basato su di una storia che poco coinvolge sia per la mancanza di vigore che per l’assoluta prevedibilità di ciò che accade. Dall’inizio si sa praticamente tutto, anche se il regista – nonché unico sceneggiatore – inserisce piano piano parti della scena del incidente d’auto, di cui Richard Gere si sente colpevole, proseguendo nel tratteggiare la figura dell’ex-bambina prodigio, ora ventunenne, Dakota Fanning. Quest’ultima è rimasta orfana proprio in seguito a quel disastro. Oltretutto anche questa unica scena d’azione è priva di ritmo e credibilità. Ogni cosa è salvata sia dal buon valore del cast tecnico sia per la dedizione degli interpreti, anche se l’unico che interessa al regista e quello di cartello, autentico mattatore nel bene e nel male. Urla il suo personaggio, lo impone su tutto o tutti, entra in scena da protagonista senza un tentativo di raccontarlo nel prima, ha fin troppe scene madri in cui decide lui che tipo di impostazione utilizzare. Sicuramente è una prova d’attore da ricordare, ma non necessariamente solo in maniera positiva. Non esiste un gioco di squadra con gli altri attori che accettano di essere sacrificati sul altare del suo istrionismo. Dakota Fanning ha sulle spalle l’ingombrante personaggio della figlia dei suoi più cari amici, morti per colpa sua, Ingombrante sia perché a lei si fa fin troppo riferimento sia perché è incinta e mancano pochi giorni al parto. L’inglese Theo James, coetaneo del regista, non riesce a dare visibilità a questo giovane medico in balia del benefattore e della moglie che dice di amarlo ma non lo difende mai. La sceneggiatura è stata rielaborata dal protagonista stesso e plasmata a sua immagine e somiglianza togliendo al regista la possibilità di dimostrare se e quanto valeva come autore dello script. Ne è scaturito un one man show a tratti fastidioso. Franny, sessantenne sempre ubriaco e probabilmente drogato, è un tipo affascinante nonostante il suo aspetto da barbone. E’ milionario, possiede un ospedale pediatrico, ma nasconde un segreto che non ha mai rivelato a nessuno: un incidente d’auto, di cui forse è responsabile. Non lavora e ha trovato nella beneficienza la sua unica possibilità di essere amato dal prossimo. Quando, dopo anni, incontra la figlia dei suoi più cari amici in procinto di diventare madre, rimasta orfana a causa di uno scontro tra due auto e sposata con un medico licenziato dalla clinica dove lavorava, inizia ad aiutarla in maniera molto invasiva cercando di gestire la vita della coppia, fino a quando il suo segreto riemergerà dal passato con conseguenze prevedibili.
