Mon roi – Il mio re (Mon Roi) di Maïwenn Le Besco è la radiografia esasperante e ripetitiva della storia d’amore fra l’avvocatessa Tony e il ristoratore ricco e donnaiolo Giorgio. Si parte da un grande amore, con tanto di passione travolgente, sino alla rottura e alla riconciliazione, forse come preambolo a una nuova rottura.
Il tutto narrato attraverso i ricordi della donna (interpretata da Emmanuelle Bercot che abbiamo già incontrato, in veste di regista, in A testa alta, mentre il bel tenebroso e drogato è Vincent Cassel) ricoverata in un centro di rieducazione medica dopo aver subito una dolorosa rottura dei legamenti del ginocchio in seguito a una caduta dagli sci. Siamo, in altre parole, dalla parti di quel cinema melodrammatico e sentimentale caro a Claude Lelouch, tuttavia senza l’eleganza la lievità e la raffinatezza espressiva dell’autore di Un uomo e una donna (Un homme et une femme, 1966). Qui dominano i toni grevi, il sesso patinato, ma opportunista, le recitazioni più gridate che ispirate. In poche parole un prodotto commerciale di ben scarso spessore espressivo. Se si aggiunge che l’interpretazione dei due protagonisti è tutt’altro che straordinaria, sia ha il quadro completo di una produzione corriva e del tutto trascurabile.