Dopo il non memorabile Nella terra del sangue e del miele (In the Land of Blood and Honey, 2011) – storia d’amore senza lieto fine nella Bosnia-Erzegovina del 1992 – e il discusso Unbroken (2014) – storia di tre sopravissuti del bombardiere americano precipitato nel mezzo dell'Oceano Pacifico – la bella Angelina si sente sempre più nelle vesti di regista che non di attrice, tanto da avere girato First They Killed My Father: A Daughter of Cambodia Remembers (Prima hanno ucciso mio padre: ricordi di una figlia cambogiana) sulla vita del attivista Loung Ung, previsto in uscita il prossimo anno.
Con By the Sea questa attrice cerca di ottenere l’incoronazione ad autrice di valore, ma non ci riesce. Unica responsabile di una sceneggiatura pronta da anni e messa in un cassetto nell’attesa di trovare finanziatori eccola ora regista, produttrice, vera protagonista a scapito del marito che firma una commedia drammatica e romantica. Girato principalmente nella maltese isola di Gozo presso la località di Mġarr ix-Xini, il film è ambientato in Francia a metà degli anni settanta, probabilmente nel 1975. E’ un’opera pretenziosa che punta sulla puntigliosa ricostruzioni di quegli anni. Sembra quasi un regalo che la regista ha fatto a se stessa ed al suo matrimonio. Si svolge l’anno in cui lei è nata, racconta di una coppia, è firmato Angiolina Jolie Pitt quasi a volere allontanare le voci di una possibile crisi coniugale proclamata dai canali di gossip ogni pochi mesi. A parte qualche lacrimuccia della moglie, di dolore se ne vede poco, eppure il marito è uno scrittore che non trova più l’estro, beve come un disperato in un riuscito tentativo di autodistruzione, la lascia sola per tutto il giorno divenendo amico del oste-ristoratore del villaggio. Lei, intanto, respinge da ogni contatto sessuale, non accetta nemmeno di condividere una doccia con lui, soffre di un misterioso male dell’anima. Ogni cosa viene detta e non spiegata e il pubblico la deve accettare senza porsi troppe domande, lo sviluppo difficilmente ha una logica specifica e il film stanca nel costringere a capire se ha reconditi contenuti. Siamo in una località balneare francese, presumibilmente a fine estate, nella piccola spiaggia familiare le poche donne sono in topless a fianco di pescatori e gente del posto. Le rare volte che va in spiaggia, è vestita da pomeriggio elegante parigino con tanto di incredibili e voluminosi cappelli. Sono americani: lui è uno scrittore in crisi, lei una ex ballerina (viene detto dopo oltre un’ora con una scarna battuta che non ha poi alcun sviluppo nel film). Tra loro parlano inglese, con gli altri francese sottotitolato in italiano. E qui una scelta strana, un po’ imbarazzante, con i doppiatori italiani che parlano una lingua non loro tradotta nella nostra. Probabilmente è lui che vuole andare in quel luogo tanto deprimente per chi abbia bisogno di uno sprone per riprendere a credere in se stesso, per tentare di riallacciare un rapporto sfilacciato. C’è un buco sopra il battiscopa, rozzamente tappato da uno straccio, che apre alla donna la visione di un mondo che sogna e di cui diventa instancabile voyeur. Di là c’è l’altra coppia ospite del albergo, sposata da due mesi e che ad ogni ora del giorno e della notte fanno all’amore, anche perché lei vuole rimanere incinta. Per la donna statunitense è una droga, forse comincia anche a desiderare quel focoso uomo, dimenticandosi che lei rifiuta i rapporti col marito che, invece, gradirebbe maggiore intimità.
