Il quadro iniziale è quello della New York della fine del XIX secolo. Qui la figlia di un facoltoso costruttore e aspirante scrittrice di storie gotiche, sposa Sir Thomas Sharpe, un giovane baronetto inglese approdato negli Stati Uniti dopo aver soggiornato a in altri paesi, alla ricerca di finanziamenti per una sua invenzione in grado di estrarre rapidamente l’argilla utilizzata dall’industria edile.
In realtà si tratta di un truffatore che ha già ucciso altre due mogli, dopo averle depredaste dei loro averi, e che si presenta in compagnia di una sorella, in realtà sua amante sin dall’infanzia. Dopo il matrimonio la coppia si trasferisce in Scozia, in un castello in rovina che i locali chiamano Crimson Peak (Poggio Cremisi), unico residuo del patrimonio della famiglia dello sposo. Qui iniziano per la giovane scrittrice una serie guai, dietro i quali c’è il tentativo della coppia diabolica di farle fare la fine della mogli precedenti. Guillermo del Toro pesca a piene mani nel cinema demoniaco e in quello noir - l’avvelenamento progressivo della giovane sembra preso in blocco da Notorious - L'amante perduta (Notorious, 1946) di Alfred Hitchcock – ma non riesce a svincolarsi dalla sudditanza agli scenari cupi offerti dal castello diruto e dai suoi interni fatiscenti. In altre parole un film in cui la scenografia fa premio sugli altri componenti della vicenda. La prova di questa infelice sudditanza la si ha nella struttura narrativa del film in cui vari personaggi collaterali (il fattore, lo stesso oculista che compare nel finale come un vero e proprio deus ex macchina) hanno un ruolo occasionale che non serve minimamente a sorreggere gli sviluppi della storia principale.
