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Fur: un ritratto immaginario di Diane Arbus ·· Fur: un ritratto immaginario di Diane Arbus ·· Hot

Fur: un ritratto immaginario di Diane Arbus ··

ImageDiane Nemerov nasce il 14 marzo 1923 in una ricca famiglia ebrea d’origine polacca, proprietaria di una catena di negozi di pellicce. Quello in cui passa l’infanzia è un ambiente agiato e l’educazione che riceve è di tipo nettamente borghese. Sposata, non appena raggiunta la maggiore età e contro il parere della famiglia, al fotografo di moda Allan Arbus ne diventerà l’assistente e da lui imparerà le basi del mestiere. Nel corso degli anni incontra numerosi artisti, fra cui un giovanissimo Stanley Kubrich che renderà omaggio alla sua arte con le due terribili gemelle che compiono in Shining (1980). Affrancatasi da ogni tutela artistica, esterna alla sua sensibilità, diventerà, dopo il divorzio dal marito (1957) di cui conserverà sempre il cognome, una delle più apprezzate fotografe americane.

Il suo universo è quello dei frears. Sono emarginati, deformi, travestiti, nudisti, prostitute, in poche parole quel mondo che la cultura perbenista avrebbe voluto le rifiutasse e neppure conoscesse. Personaggio complesso e travagliato si toglierà la vita il 26 luglio del 1971, appena quarantottenne. Steven Shainberg (Secretary, 2002) dedica a quest’artista Fur: un ritratto immaginario di Diane Arbus (Fur: An Imaginary Portrait of Diane Arbus) che prende le mosse, in modo assai libero, alla biografia che Patricia Bosworths. Siamo alla fine degli anni cinquanta, nei mesi in cui si consuma la rottura artistica e sentimentale fra Diane e il marito. Il regista immagina che la scintilla della separazione venga dall’incontro che lei ha con un vicino, affetto da ipertricosi. E’ quest’uomo, il cui corpo è interamente coperto da un folto pelo, a farle conoscere il mondo deforme ed emarginato che sarà al centro della sua arte. Il film ha un taglio barocco, con immagini stracolme d’oggetti e costantemente immerse in atmosfere cupe. Una scelta che regge per le prime sequenze, ma che poi scivola, lentamente, ma inesorabilmente nella maniera, approdando ad un testo più interessante nelle intenzioni che non stilisticamente riuscito.

valutazione: 1 2 3 4 5

Regia: Steven Shainberg; soggetto liberamente ispirato al libro di Patricia Bosworth; sceneggiatura: Erin Cressida Wilson; interpreti: Nicole Kidman,Robert Downey,Ty Burrell,Harris Yulin,Jane Alexander,Emmy Clarke,Genevieve McCarthy,Boris McGiver,Marceline Hugot,Emily Bergl,Mary Duffy;produttori: Laura Bickford,Patricia Bosworth,Adam Brightman,Gerry Robert Byrne,Alessandro Camon,Vincent Farrell,Andrew Fierberg,William Pohlad,Edward R. Pressman,Michael Roban,Mary Jane Skalski,Bonnie Timmermann; musica: Carter Burwell;fotografia: Bill Pope; montaggio: Kristina Boden,Keiko Deguchi;ricerca attori: Ellen Parks; scenografo: Amy Danger; direzione artistica: Nick Ralbovsky; arredatore:Carrie Stewart; costumi: Mark Bridges;società produttrici: Edward R.Pressman Film Corporation,River Road Films,Iron Films LLC,Vox3,Furthefilm LLC; nazionalità: USA; anno di edizione: 2006; durata: 122 min.

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