Lo stagista inaspettato è una commedia gradevole che punta molto su un cast di attori particolarmente in vena. Non vuole essere altro che un intrattenimento, pur toccando temi apparentemente seriosi. Si parla di anziani che non se la sentono di essere considerati un peso per la società, di Internet e della possibilità di creare per chiunque aziende milionarie in pochi mesi, della creatrice di questo piccolo miracolo che ha trasformato il marito pieno di capacità nel mondo del lavoro in un efficiente mammo per la loro dolcissima bimba.
I temi principali de Lo stagista inaspettato sono il rapporto tra anziani e giovani, tra tecnologia e capacità di essere utili anche usando sistemi lavorativi classici. Vuole dimostrare che le due realtà hanno bisogno una dell’altra, che la differenza di età è solo un mero dato anagrafico. La vicenda narrata suona come un po’ favolistica, se raffrontata all’attuale realtà italiana. Lo stagista è un uomo di settanta anni, ex dirigente di una società tipografica che realizzava elenchi telefonici, che dopo quarant’anni di lavoro è andato in pensione da parecchio tempo. Con buona pace di chi da noi non sa proprio quando riuscirà ad andare in quiescenza. E’ vedovo, vive del ricordo della moglie con cui è stato sposato solo quarantadue anni – lo dice l’uomo quando la giovane manager glie lo chiede – è benestante, vive in una casa signorile. Sempre fiaba, almeno se confrontata a quanto è il nostro trend di vita, è quella vissuta dalla giovane che in nove mesi, senza capitali ma con una buona idea commerciale si trova a capo di un’azienda con oltre duecento dipendenti con tanto di fisioterapista per chi si sente stressato. Siamo all’interno di una tipica commedia sentimentale newyorkese in cui coesistono amore, commozione, risate e riflessione. Unica responsabile creativa del film è la statunitense sessantaquattrenne Nancy Meyers che, giovanissima, aveva avuto una nomination agli Oscar per il suo primo script per Soldato Giulia agli ordini (Private Benjamin, 1980) interpretato da Goldie Hawn, lei stessa in corsa per il prestigioso premio. Ha debuttato alla regia con Genitori in trappola (The Parent Trap, 1998) e ha realizzato solo sei film sempre con ottimi interpreti ed è stimata da critica e, soprattutto, dai produttori per titoli bene realizzati con validissimi riscontri al box office. Tra questi Tutto può succedere - Something's Gotta Give (Something's Gotta Give, 2003) e L'amore non va in vacanza (The Holidays, 2006). La chiave narrativa è pensata per una fascia d’età non più giovane, soprattutto donne. Robert De Niro è incredibilmente attento a non fare troppe smorfie, Anne Hathaway dà credibilità alla manager in crisi, la sessantunenne Rene Russo è un po’ sprecata ma brava nel ruolo della fisioterapista, tutti i giovani interpreti assolutamente ben scelti. Per migliorare la propria immagine pubblica la società di moda che vende online prende come stagista un settantenne pensionato, benestante e vedovo. Nonostante le diffidenze iniziali della giovane fondatrice della società, l’uomo dimostrerà di essere una valida risorsa non solo per l'azienda ma anche per la donna.