Io e lei di Maria Sole Tognazzi racconta una normale storia d’amore con la particolarità che le protagoniste sono due donne. Nulla a che fare, come si è cercato di insinuare da parte di una certa pubblicità (produce la RAI, quindi il battage di lancio è stato particolarmente intenso) con un film omosessuale nel senso dello scandaglio delle particolarità di un rapporto fra due persone dello stesso sesso. Qui ogni cosa, lieto fine finale compreso, è ricondotto ad una storia d’more di stampo ultra classico.
Federica e Marina vivono insieme da cinque anni. Ciascuna di loro ha personalità e pulsioni diverse: la prima ha scoperto l’amore per un’altra donna solo in età adulta e dopo essere passata per un matrimonio fallito da cui è nato un ragazzo che si avvia verso i venticinque anni. La seconda he sempre saputo di essere omosessuale e lo ha proclamato senza alcuna paura. Federica è un architetto di successo, Marina un’ex attrice che ha abbandonato da anni la professione e vive agiatamente con i proventi di un ristorante di qualità. La routine del loro rapporto è turbata da un ritorno di fiamma etero che spinge Federica fra le braccia e nel letto di un oculista rientrato a Roma da Milano dopo un matrimonio andato in pezzi. Naturalmente siamo a livello di una borghesia facoltosa che abita in appartamenti su più piani arredati sontuosamente e ha studi che sembrano usciti alla matita di un disegnatore d’avanguardia. Ovvio, sin dalla prima sequenza, che la coppia ritroverà l’armonia e di riformerà dopo un percorso drammatico quanto basta e rassicurante in ogni momento. Persino le prestazioni attoriali di Sabrina Ferilli, nulla a che fare la sua performance ne La grande bellezza (2013) di Paolo sorrentino, e Margherita Buy, lontana anni luce da ciò che ha dimostrato di saper fare in Mia madre (2015) di Nanni Moretti, navigano nell’ovvio e nella normalità.